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    Il punto militare e le possibili prospettive: intervista a Eyal Pinko

    “Le prossime 24 ore saranno cruciali per l’esito di questa guerra”. Eyal Pinko, ex ufficiale dei servizi di sicurezza israeliani ha individuato una finestra temporale operativa decisiva per le mosse di Israele. Dopo tre giorni l’esercito è riuscito a ripristinare quasi completamente il controllo lungo la barriera di separazione, mettendo a presidio carri armati, elicotteri e droni. L’IDF ha fatto sapere che “nessun terrorista è riuscito a infiltrarsi in Israele da Gaza da ieri” ma non si esclude che alcuni di quelli entrati sabato e domenica siano ancora nel territorio israeliano. Proprio oggi le truppe di Tzahal, ha comunicato il portavoce militare, hanno sorpreso e ucciso un numero non precisato di terroristi armati sulla spiaggia di Zikim. “Esercito, forze di sicurezza e polizia stanno ancora cercando 300 operativi dei commando dell’Iran e di Hamas in territorio israeliano. Questa non è un’operazione di Hamas, è un’operazione iraniana”, riferisce Pinko. Che spiega: “Nei video si vedono e si sentono combattenti parlare in farsi.” 

    Mentre Israele sta cercando di contenere la situazione a Sud, bloccando la Striscia di Gaza così che nessuno possa più infiltrarsi, contemporaneamente sta assistendo a operazioni su piccola scala, ma in crescendo, in Libano “dove Hamas e la Jihad islamica palestinese hanno provato ad attaccare e Israele ha contrattaccato, mandando un messaggio ai militari libanesi e a Hezbollah”, dice l’ex ufficiale. “Nel frattempo Nasrallah ha ribadito, più di una volta, che se un soldato dei suoi sarà toccato, risponderà. E che se Israele entrerà nella Striscia con le forze di terra, reagirà. Come abbiamo già visto in passato – aggiunge – quello che promettono, mantengono. Le sue parole vanno prese sul serio.”

    È molto esplicito, insomma, l’esperto di cose militari nel rivolgere all’establishment della sicurezza l’invito a restare in massima allerta, raccogliere gli elementi di intelligence, e rendersi conto che dietro a tutto c’è l’Iran. “Più di 3 mila combattenti sono entrati in Israele. Non erano solo miliziani di Hamas. C’erano anche forze iraniane. Ed Hezbollah – conclude Pinko – è pronto a entrare in campo, nel sud del Libano e nel sud della Siria”.

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