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    Presentata al Museo Ebraico “La cucina della dolcezza nella tradizione giudaico romanesca”

    La tradizione giudaico-romanesca di nuovo protagonista della vita culturale della città di Roma con “La cucina della dolcezza nella tradizione giudaico romanesca”, presentata ieri al Museo Ebraico di Roma. Il progetto, a cura di Ariela Piattelli, Raffaella Spizzichino e Marco Panella, è il frutto della collaborazione tra la Comunità Ebraica di Roma con ARSIAL (l’Agenzia Regionale per lo Sviluppo e l’Innovazione dell’Agricoltura del Lazio) che da oltre un decennio assieme dedicano un focus alla promozione della cultura e alle diverse tradizioni della cucina degli ebrei di Roma. Quest’anno l’attenzione si è concentrata sulla storia e la preparazione dei dolci tradizionali di origine ebraico romana e tripolina.

     

    Hanno partecipato tra gli altri il presidente della Comunità Ebraica di Roma Victor Fadlun, il Rabbino Capo Riccardo Di Segni, il ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste Francesco Lollobrigida, la Senatrice Ester Mieli, l’Assessore all’Agricoltura della Regione Lazio Giancarlo Righini, il commissario ARSIAL Massimiliano Raffa, Luciano Ciocchetti, vice presidente della Commissione Affari Sociali della Camera dei Deputati, Massimiliano Maselli, Assessore ai Servizi Sociali della Regione.

     

    Dopo la presentazione del progetto da parte dei curatori, che hanno illustrato anche i contenuti di una guida che comprende ricette di dolci tipici giudaico romaneschi e tripolini, oltre che un testo Sandro Di Castro ove vi si ricostruisce la straordinaria storia di alcuni piatti tipici basandosi su testi antichi, è intervenuto il Presidente Fadlun, che ha sottolineato l’importanza del patrimonio e della collezione del Museo Ebraico di Roma: “Il Museo Ebraico rappresenta l’orgoglio della nostra Comunità – ha detto Fadlun, – racconta la storia della nostra città, che per gli ebrei era aperta, nonostante fossero chiusi all’interno del Ghetto. Il museo custodisce oggetti speciali, perché testimoni degli influssi sefarditi e ashkenaziti che si sono amalgamati con l’arte romana, e che qui trovano un punto d’incontro”.

     

    “Il cibo è un punto di incontro straordinario – ha sottolineato l’assessore all’Agricoltura della Regione Lazio Righini -. La tradizione giudaico-romanesca appartiene alla storia della nostra nazione”.

     

    “La grande virtù della cucina giudaico-romanesca è stata quella di aver trasformato piatti essenziali in qualcosa di eccezionale e che oggi fanno parte del patrimonio della cucina romana” ha affermato il ministro Lollobrigida. “Abbiamo voluto proporre la cucina italiana coma patrimonio immateriale dell’UNESCO, perché la nostra cucina racconta non solo il prodotto, ma racconta l’identità, la ricerca e la contaminazione tra culture differenti che in Italia si sono incontrate in un crogiolo positivo”, ha concluso il ministro che ha conferito infine una targa al progetto.


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