La nota casa d’aste britannica, Christie’s, ha annunciato l’annullamento dell’asta degli ultimi trecento gioielli della straordinaria collezione di Heidi Horten. Gran parte della collezione era già stata venduta all’asta a Ginevra a maggio, quando i gioielli erano stati aggiudicati per un totale record di oltre 200 milioni di dollari. Cifre impressionanti per gioielli meravigliosi dai colori luccicanti, incastonati di pietre preziose, diamanti, smeraldi, zaffiri riconducibili ai grandi nomi del lusso internazionale e spesso arricchiti da storie coinvolgenti di straordinari proprietari precedenti quali Maria Antonietta o un Maharaja indiano.
La decisione di vendere all’asta i gioielli non è stata priva di critiche legate soprattutto all’origine della ricchezza del marito della Horten.
Heidi Horten era una giovane austriaca di 17 anni, elegante e di grande bellezza, quando nel 1958 conobbe il suo primo marito Helmut Horten, un imprenditore tedesco 32 anni più grande di lei, fondatore della quarta catena di grandi magazzini della Germania: Horten AG. La loro unione durò fino alla morte di Helmut nel 1987 quando lasciò in eredità alla moglie oltre 1 miliardo di dollari. Durante la Seconda Guerra Mondiale, Horten era stato membro del partito nazista e si arricchì approfittando della politica di arianizzazione acquistando grandi magazzini di proprietari ebrei a prezzi spesso stracciati.
La Heidi Horten Foundation aveva annunciato l’intenzione didevolvere il ricavato delle vendite alla ricerca medica e ad un museo viennese dedicato alla collezione artistica della coppia. Ciò non è bastato a placare le proteste. Non sono difatti mancate critiche sulla scarsa trasparenza della casa d’aste a proposito dell’origine della ricchezza. Christie’s ha allora aggiornato le informazioni su Helmut Horten, precisando che “le pratiche commerciali del signor Horten, durante il nazismo, quando acquistò attività ebraiche vendute sotto costrizione, sono ben documentate”. Non solo, Christie’s ha anche comunicato di voler donare parte dei proventi all’educazione e alla ricerca sulla Shoah.
La casa d’aste sembrerebbe però aver incontrato difficoltà a trovare organizzazioni ebraiche disposte ad accettare la donazione. A luglio, il Museo d’Arte di Tel Aviv ha annullato una conferenza con Christie’s poiché “il Museo d’Arte di Tel Aviv è attento alle critiche e vincolato al sentimento pubblico e ha deciso di non ospitare la conferenza “Reflecting on Restitution” con Christie’s”. Anche la Fondazione Holocaust Survivors USA aveva chiesto al Museo di Tel Aviv di rinunciare alla conferenza poiché l’evento avrebbe potuto fornire “una piattaforma all’interno dello Stato ebraico per gli approfittatori della Shoah per giustificare il loro saccheggio”.
Anche lo Yad Vashem, l’Ente nazionale per la Memoria della Shoah, ha rifiutato una donazione della casa d’aste inglese a causa dell’origine della ricchezza di Helmut Horten.