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    Addio a Roger Hannuna. Il ricordo degli amici tra impegno nel volontariato, amore per l’ebraismo e passione per la musica

    Commozione,
    dolore e shock hanno colpito la famiglia e i tantissimi amici per la
    scomparsa di Roger Hannuna z.l. Tutti lo ricordano come un amico poliedrico,
    ironico, pieno di gioia di vivere, attivo da sempre nel volontariato ebraico;
    un serio commercialista, ma anche musicista, membro del coro del Tempio
    Maggiore e della Jew Box Band che ha fatto ballare e scatenare migliaia di
    persone a matrimoni ed eventi ebraici; Roger è stato per anni membro del
    Consiglio della Comunità, nella cui vita è stato impegnato sin dai tempi dei
    campeggi del Bené Akiva.

     

    Il suo
    impegno nel volontariato è ribadito da chi lo conosceva, mettendo sempre in
    luce la sua generosità per il tempo e il lavoro dedicato nel portare avanti i
    valori dell’ebraismo e del sionismo a partire dai movimenti giovanili. Dario
    Coen, suo amico storico, ricorda che “Roger ha sempre dato il meglio di sé,
    senza mai chiedere niente in cambio e senza mai avere interessi personali. È
    stato il primo a portare a Roma cantanti israeliani per raccogliere fondi per i
    Centri giovanili della Comunità Ebraica. Cercava di riunire i giovani con la
    musica, non solo ebraica e israeliana. In ogni stagione della propria vita
    Roger ha sempre ritenuto importante fare volontariato ed è una di quelle
    persone che si è distinta per quanto ha dato e non per quanto ha avuto”.

     

    Anche chi è
    stato suo chanich al Bené Akiva, come Marco Funaro, ripensa al grande impegno
    profuso da Roger negli anni: “lui ha aiutato il Bené Akiva sempre e comunque.
    Da quando era chanich non ha mai smesso di seguire il movimento, fino a
    diventarne il punto di riferimento per l’Italia anche a livello mondiale.
    Appena si è sparsa la triste notizia, nella grande famiglia Bené Akiva abbiamo
    ricevuto da tutto il mondo tante telefonate poiché Roger era veramente una
    figura significativa, sia a livello mondiale che italiano; lascia pertanto un
    vuoto enorme. Per molti anni è stato Tesoriere del movimento; era lui a
    trattare con il Bené Akiva mondiale. La sua era una leadership silenziosa, ma
    riconosciuta da tutti. Il pensiero del Bené Akiva “Torah ve avoda” lui lo
    rappresentava al meglio: lui era Torah ve avoda”.

     

    Nato in
    Libia, a Tripoli nel 1964, Roger è arrivato a Roma nel 1967 in seguito alla
    guerra dei 6 giorni del 1967 insieme al padre Luciano, alla madre Elena, detta
    ‘Pupa’ per la sua bellezza, e con Laura, la prima delle sue sorelle. A Roma,
    dove già viveva parte della grande famiglia Hannuna, il padre avrebbe aperto
    con i familiari un negozio di mobili e qui sarebbero nati i fratelli di Roger,
    Karen e Robert. Insieme a loro ha frequentato le scuole ebraiche; tutti loro
    sono sempre stati attivi nella comunità, aiutata con riservatezza. Sui banchi
    di scuola Roger ha conosciuto la moglie Nadia, con la quale ha avuto due figli,
    Rebecca e Gavriel. “È sempre stato fautore del sionismo. Grazie al suo
    messaggio entrambi i figli oggi vivono in Israele e il suo auspicio era di
    portare tutta la famiglia presto a vivere lì” racconta Dario Coen. Roger è
    stato commercialista e revisore contabile, ma volentieri raccontava di quando,
    da braccio destro dello zio David Zard, produttore discografico e teatrale,
    lavorava attivamente all’organizzazione di musical.

     

    Gerard
    David Journo, cugino di Roger, evidenzia la sua simpatia intrisa di timidezza.
    “Chi lo ha conosciuto, amava il lato timido e riservato del suo carattere, il suo
    sorriso che emetteva un hehehe che contagiava. Portava allegria e faceva
    ridere” racconta Gerard, il cui ricordo non tralascia di evidenziare la
    preparazione, la gentilezza e l’importanza dell’ebraismo nella vita di Roger,
    che “era sempre presente quando serviva. In silenzio organizzava le tefillot a
    casa di chi era in lutto; era lui che recitava i salmi riunendo minian davanti
    alle tombe dei nostri cari. Ti affiancava e sottovoce ti aiutava a dire
    Kaddish. Shomer Shabbat da sempre, era piacevole sentirlo recitare a Kippur, al
    Bet Yaaqov, Avinu Malkenu e l’Haftarà Jonà con la melodia implorante del minag
    tripolino. È stato un attento studioso e si è fatto insegnare dagli anziani le
    tonalità della liturgia della tradizione libica”.

     

    Con Daniel
    Coen, conosciuto alle scuole elementari, ha consolidatouna lunga storia di
    amicizia: insieme nella stessa kevuzà al Bené Akiva, madrihim insieme, negli
    anni hanno condiviso la grande avventura ventennale della Jew box band, a cui
    partecipa anche la sorella Karen, oltre ad altre attività musicali. Daniel
    ricorda “Una frequentazione mai interrotta, prima a Roma con gli amici e i
    viaggi, poi con le nostre nuove famiglie. Poi i figli e un rapporto tra noi che
    è diventato familiare con le nostre mogli Sabrina e Nadia. La loro vicinanza
    affidabile nel momento della nostra tragedia familiare è stata di enorme
    conforto per noi. Questo anche per l’impegno di Roger nella gestione
    dell’associazione con finalità sociali che ne ha tratto origine. Tanto il tempo
    dedicato agli studi ebraici insieme. Il suo continuo impegno nel sociale
    ebraico e nella politica comunitaria mi ha indirettamente coinvolto a mia
    volta. Di lui non si può che mettere in primo piano il comportamento
    integerrimo e l’onestà sia materiale che intellettuale. La sua ironia si
    completava nella mia con una integrazione naturale. È stato il compagno di una
    vita, insostituibile è proprio per questo per sempre con me”. Daniel aggiunge
    inoltre di aver condiviso con Roger “oltre mezzo secolo di vicinanza, di
    princìpi innanzitutto. Una unità di intenti e visione riguardante la
    democrazia, la libertà e i diritti. Compagni di studi ebraici per lunghi anni,
    siamo stati legati da una sostanziale unità di vedute riguardanti l’ebraismo
    nostro, delle nostre famiglie, del popolo ebraico e di Israele. Anche troppo
    sinergici nel nostro rapporto, siamo comunque cresciuti molto con stimoli
    reciproci. Per me inizia una nuova fase della vita, nella quale me lo porterò
    dentro per sempre”.

     

    Maurizio
    Tagliacozzo ha fatto parte degli amici che hanno condiviso con Roger lunghi
    anni di studio dalle elementari al liceo, l’impegno ebraico nei movimenti
    giovanili, e poi in età adulta la passione per il volontariato comunitario.
    “Roger” dice Maurizio “è stato un uomo di grande riservatezza, che non parlava
    mai male del suo prossimo e aveva la capacità di semplificare la soluzione dei
    problemi. Era sempre pieno di gioia di vivere, ed era straordinariamente
    portato al lavoro di squadra… Aveva davvero un carattere eccezionale!”.

     

    Al
    funerale, una moltitudine di amici e parenti, che hanno voluto stringersi
    attorno alla famiglia per l’ultimo saluto a Roger. Che sia il suo ricordo di
    benedizione.

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