“Il razzismo di Roald Dahl è innegabile e indelebile”. È quanto afferma in un comunicato il Museo che porta il nome del noto autore britannico di libri per ragazzi come la ’‘Fabbrica di cioccolato’, ‘GGG -Il Grande Gigante Gentile ’, ‘Matilde’ e le ‘Streghe’.
Nella dichiarazione, apparsa sul sito ufficiale dell’ente, viene condannata ogni forma di razzismo che il Museo si impegna a contrastare “attraverso l’essere più accogliente, inclusivo, diversificato ed equo”.
Vengono, inoltre, sostenute le scuse presentate nel 2020 – trent’anni anni dopo la morte di Dahl – dalla famiglia e dalla Roald Dahl Story Company per le opinioni antisemite dello scrittore sul popolo ebraico: “La famiglia Dahl e la Roald Dahl Story Company si scusano profondamente per il dolore duraturo e comprensibile che hanno provocato le dichiarazioni antisemite di Roald Dahl in passato. Quelle affermazioni dense di pregiudizio ci suonano ancora come inspiegabili e sono in forte contrasto con l’uomo che abbiamo conosciuto in vita insieme ai suoi valori. Le storie di Roald Dahl hanno avuto un impatto positivo sui giovani per generazioni. In ogni caso, quello che Dahl ha detto e scritto, nel bene e nel male, ci ricorda quanto importanti siano le parole nella vita”.
Il Museo ha sottolineato “di non ripetere pubblicamente le affermazioni antisemite di Dahl”, ma tiene un registro di ciò che ha scritto e detto nella collezione, quindi “non viene dimenticato”. La dichiarazione è stata anche affissa su una parete della galleria dell’edificio.
Dal 2021 l’ente collabora con diverse organizzazioni legate alla comunità ebraica, tra le quali il Board of Deputies of British Jews, il Jewish Leadership Council, il Community Security Trust e l’Antisemitism Policy Trust.
Nel 1983 in un’intervista al “New Statesman” citata dal “The Guardian” Dahl disse: “Esiste un tratto nel carattere ebraico che provoca animosità, forse è una sorta di mancanza di generosità nei confronti dei non ebrei. Ci deve essere una ragione perché queste reazioni contro di loro spuntino fuori ogni volta… persino una carogna come Hitler non li aveva certo scelti a caso…”. Nel 1990 Dahl dichiarò all'”Independent”: “Sono certamente anti-israeliano e sono diventato antisemita soprattutto quando vedo un ebreo in un Paese straniero come l’Inghilterra che sostiene il sionismo”.
All’inizio di quest’anno la casa editrice di Dahl ‘Puffin’ ha assunto alcuni ‘sensitive reader’, figure professionali con il compito di ‘correggere’ parti dei libri in cui l’autore utilizza un linguaggio considerato offensivo.