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    “Era una persona saggia e buona, sempre pronta a dare un consiglio” – Il ricordo di “Zi’ Pallino” Z”L

    Roberto Calò, meglio conosciuto nel quartiere ebraico di Roma con il soprannome di “Zi’ Pallino”, è scomparso lo scorso sabato all’età di 91 anni. “Zi’ Pallino era una persona umile, gentile, ma soprattutto amata”. Così lo ricorda il nipote Angelo Sed, che ha parlato di suo zio per Shalom.


    Calò, che ebbe il padre e il fratello deportati in campo di sterminio, restò ferito nel bombardamento di San Lorenzo, dove si trovava per vendere stracci per portare qualche soldo a casa. Come raccontò circa dieci anni fa per “Memorie ebraiche”, la banca dati online dedicata alla trasmissione di storie e personaggi dell’ebraismo romano, fu anche testimone della Liberazione e della riapertura del Sinagoga.


    Per oltre cinquant’anni è stata una delle figure di riferimento della Comunità, ricoprendo il ruolo di ispettore e cerimoniere del Tempio Maggiore e del Tempio Spagnolo. “Quando ci fu il centenario del Tempio Maggiore, fu lui a preparare tutta la cerimonia, il ricevimento e tutto il resto” racconta il nipote. Durante i mo’adim, come Rosh HaShanà e Kippur, andava al Tempio Spagnolo, dove c’era la sua famiglia, i suoi pronipoti, i figli dei fratelli e delle sorelle. “Molto spesso Zi’ Pallino divideva le berachot con i suoi fratelli, perché da solo non ce la faceva, visto che eravamo in molti”.


    Per anni lo si è visto accogliere e aprire la portiera della macchina a tutte le spose. “Credo abbia aperto la portiera delle macchine a quasi tutti i matrimoni” afferma Angelo. Un momento che ha vissuto anche Angelo il giorno del suo matrimonio.


    “Era una persona saggia e buona, sempre pronta a dare un consiglio” sottolinea Angelo. Anche la Comunità Ebraica di Roma, attraverso i suoi profili social, ha ricordato “Zi’ Pallino”, sottolineando come abbia lasciato “un grande vuoto all’interno della Comunità”.


    “Sempre presente nelle occasioni più o meno liete, amava dialogare con i turisti ai quali raccontava la nostra storia ed era un uomo dalla battuta sempre pronta” continua il post. “Secondo i nostri Maestri chi ci lascia durante lo Shabbat è uno tzaddik (saggio). Ci stringiamo attorno alla famiglia. Baruch Dayan HaEmet” chiude il post.


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