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    Ben Abeles, dalla fuga dai nazisti alla creazione di una tecnologia usata dalla NASA

    La ricerca pionieristica di Benjamin Abeles ha contribuito ad alimentare il veicolo spaziale utilizzato in alcune delle missioni interstellari più audaci della NASA, incluso il programma Voyager che ha sondato Giove e Saturno. Ma da adolescente il famoso fisico ebreo fu costretto a fuggire dalla Cecoslovacchia occupata dai nazisti e trascorse parte della seconda guerra mondiale facendo lavori saltuari e vivendo in rifugi antiaerei a Londra. La vita e le conquiste scientifiche di Abeles sono state raccontate nel dettaglio in occasione di un evento tenutosi il 13 giugno presso l’Università di Southampton, nel sud dell’Inghilterra, a cui la sua famiglia ha donato un tesoro di foto, lettere e documenti.

    “Ha contribuito a sviluppare un tipo di fonte di energia per veicoli spaziali, utilizzando il decadimento radioattivo per produrre l’energia, scelta per le missioni spaziali in cui l’uso di pannelli solari non è fattibile”, ha detto Il dottor Charlie Ryan, professore associato di astronautica presso l’Università di Southampton. “Il lavoro di Abeles ha avuto un’influenza molto significativa sull’esplorazione dello spazio” ha detto Ryan alla stampa. La tecnologia che Abeles ha contribuito a sviluppare è ancora in uso oggi, alimentando il rover Perseverance attualmente utilizzato dalla NASA per esplorare Marte.

    Nato a Vienna nel 1925 come Bedrich Abeles da madre austriaca, Selma, e padre ceco, Ernst, Ben Abeles trascorse i suoi primi anni di vita in Polonia. Le conseguenze della Grande Depressione costrinsero suo padre, un uomo d’affari, a trasferire la famiglia a Praga, dove aveva dei contatti. Sebbene facesse parte di una stretta cerchia di amici, in quanto ebreo di lingua polacca, il giovane Ben si sentiva un estraneo. Nel marzo 1939, Abeles fu testimone dell’occupazione della capitale ceca da parte delle truppe tedesche. Quattro mesi dopo, i suoi genitori lo salutarono mentre si univa ad un Kindertransport diretto nel Regno Unito. Lo sforzo di salvataggio permise a 10.000 bambini, principalmente ebrei, di cercare rifugio in Gran Bretagna. Lo zio di Abeles, Charles, che pagò la garanzia di 50 sterline richiesta dal governo britannico per tutti i bambini, fu successivamente assassinato ad Auschwitz con la sua famiglia. Abeles non riuscì ad ambientarsi nel collegio in Inghilterra dove fu mandato per la prima volta, e trascorse i primi anni della guerra lavorando nelle cucine e spesso vivendo nei rifugi antiaerei delle stazioni sotterranee.

    Il trattamento di Abeles nel Regno Unito “non fu dei migliori”, come ha detto al notiziario israeliano The Times of Israel Tony Kushner, professore di storia all’Università di Southampton. “Non è stato sempre trattato con grande rispetto. Riuscì a sopravvivere però, il che mostrò un’enorme resilienza da parte di questo adolescente pronto a farsi strada nonostante le difficoltà. Ha vissuto una vita ai margini”.

    All’inizio, Abeles poté scrivere alla sua famiglia a Praga. Una breve lettera in stile telegramma settembre 1941 contenuta nell’archivio recita: “Sono sano. Lavoro in cucina. Con l’aiuto di Stefan forse apro un piccolo snack bar. Amore per te”. 

    “Ben si è spostato molto durante la guerra, ma per tutto questo tempo ha tenuto queste lettere con sé. Questo ci dice quanto fossero preziose per lui” ha spiegato la moglie Helen Abeles. “Ben diceva sempre che i suoi genitori erano i veri eroi. Sono stati loro a dargli la vita due volte, prendendo la decisione impossibile di mandarlo via con il Kindertransport”.

    Un’ultima comunicazione del dicembre 1941, tramite moduli della Croce Rossa conteneva la notizia che la sorella maggiore di Abeles, Mary, si era sposata. Ma dopo quel telegramma ci fu silenzio. Abeles non ebbe più notizie dei suoi genitori o della sorella. In seguito scoprì che erano morti, insieme a suo cognato Jan, nel campo di concentramento di Trawniki in Polonia. 

    In procinto di compiere 18 anni, nel maggio 1943, Abeles si arruolò nello squadrone 311 (cecoslovacco) della Royal Air Force come meccanico di terra. Quando la guerra finì, aveva ottenuto il certificato di immatricolazione scolastica. Dopo la guerra, Abeles tornò a Praga e, scoprendo che il suo migliore amico di scuola, Marcel Neumann, era ancora vivo, decise di non tornare a Londra, dove lo attendeva un posto all’università. Conseguì un master in fisica alla Charles University.

    Ma l’esistenza serena e felice di Abeles – era stato praticamente adottato dalla famiglia Neumann – venne nuovamente turbata dagli sconvolgimenti politici quando i comunisti presero il potere nel 1948. L’aumento di antisemitismo portò Abeles a emigrare nello Stato d’Israele prossimo alla nascita, dove conseguì il dottorato presso l’Università Ebraica. Tuttavia, rimase per poco tempo nello Stato ebraico. Nel 1956 partì alla volta del New Jersey. Due anni dopo essere arrivato negli Stati Uniti, Abeles incontrò la sua prima moglie, Ann, una rifugiata viennese. La coppia ebbe tre figli e rimase sposata fino alla morte di Ann nel 2007.

    In un necrologio del marzo 2021, suo figlio, David ha ricordato: “Papà amava esplorare la vita all’aria aperta e durante le forti nevicate nel New Jersey tirava fuori i nostri sci da fondo. Lo seguivo per le strade, cercando di tenere il passo. Era un appassionato amante delle escursioni e della montagna, con il suo berretto, gli stivali decrepiti e la sua eterna mentalità e umorismo da outsider è stato, per me, un Charlie Chaplin”. 

    Abeles incontrò la sua seconda moglie, Helen, l’anno successivo e all’età di 83 anni decise di trasferirsi nel Regno Unito per vivere con lei. Tornò quindi in Gran Bretagna nel 2009 quasi 70 anni dopo il suo arrivo da adolescente da Praga. Più tardi nella sua vita, i pensieri di Abeles si sono rivolti spesso alle sofferenze che la sua famiglia aveva sopportato durante la Shoah. 

    “L’immenso sacrificio dei suoi genitori nel mandarlo via ha spinto quello studente ribelle a fare qualcosa di grande. Questa spinta è stata ciò che ha permesso al mondo di beneficiare del suo generatore e di George Cody per l’esplorazione dello spazio. Le esperienze di rifugiato e migrante, e la stretta vicinanza personale agli orrori della persecuzione razziale, hanno dato a Ben un’enorme coscienza sociale” ha detto la moglie. Nel Regno Unito si è offerto volontario come traduttore per le famiglie rom appena arrivate dalla Slovacchia e ha condotto una campagna con enti di beneficenza per percorsi legali sicuri per i giovani rifugiati.

    La famiglia di Abeles ha donato il suo archivio all’Università di Southampton, che ha al suo interno uno dei più grandi archivi ebraici dell’Europa occidentale, ospitando più di 4 milioni di articoli. L’archivio ripercorre la vita di Abeles: tra i suoi oggetti ci sono la targhetta che gli fu messa al collo mentre saliva a bordo del Kindertransport e la Medaglia Stuart Ballantine del Franklin Institute negli Stati Uniti; che gli fu assegnata 60 anni dopo in riconoscimento delle sue ricerche scientifiche sull’energia termoelettrica generatore che ha permesso all’umanità di esplorare lo spazio.

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