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    Addio a Ferruccio Sonnino: cento anni dedicati ad Israele e all’ebraismo

    La scomparsa di Ferruccio Sonnino rappresenta una grande perdita non solo per l’ebraismo italiano. Fu un pioniere per tutte le principali attività della vita ebraica italiana del dopoguerra, dalla Ort al Benè Berith, dal circolo Weitzmann alla Consulta e molto altro.


    Figlio del Rabbino Giuseppe Sonino (con una N sola) fervente sionista che partecipò al secondo e terzo congresso sionistico mondiale, ereditò il grande amore per lo Stato d’Israele. Un amore costante e incondizionato fino all’ultimo giorno della sua vita.


    Se si parla di Ort in Italia e del Benè Berith non si può prescindere dal suo nome. Ha seguito da protagonista tutti cambiamenti dell’insegnamento della Ort fino all’ultimo, quello che lui stesso definiva il più importante, la creazione del liceo ebraico.


    Sembrava sempre l’uomo del futuro: i primi corsi della Ort servivano per gli immigrati che non riuscivano a raggiungere la Palestina inglese prima della creazione dello Stato d’Israele. Un esempio sicuramente per l’attualità su come gestire l’accoglienza e la formazione degli immigrati.


    Poi sempre con la Ort iniziò ad occuparsi della formazione degli italiani.


    Ma la cosa che gli faceva brillare gli occhi di felicità era la creazione del liceo ebraico.


    Affermava con soddisfazione che era stato un ulteriore strumento di integrazione tra ebrei romani e tripolini e siccome amava fare delle battute, quando parlava di questo argomento citava un antico detto romanesco: “Roma riceve gli africani e li fa romani” riferendosi alla capacità di Roma, sin dai tempi dell’impero, di assorbire le varie popolazioni e trasmettergli la romanità.


    Era orgoglioso dei risultati ottenuti e salutò con grande entusiasmo l’accorpamento delle tre scuole in un unico edificio.


    Per molti anni è stato il delegato “ fisso” della Comunità di Roma per il Congresso dell’Unione delle Comunità ebraiche in Italia.


    L’allora statuto prevedeva che i delegati fossero in parte nominati dai consigli delle comunità e in parte eletti. Il suo nome era sempre il primo tra i nominati.


    Durante i congressi faceva delle analisi lucide e futuristiche sia per quanto riguardava l’ebraismo italiano, sia per quanto riguardava Israele. Era visto dalla sinistra ebraica come un conservatore, ma veniva trattato sempre con rispetto. 


    Amava parlare dei grandi personaggi dell’ebraismo italiano e nei suoi discorsi non mancavano mai i nomi di Raffaele Cantoni, Renzo Levi, Sergio Piperno Beer, Pietro Blayer, Fernando Piperno che lui definiva i “top”, i premi Nobel dell’ebraismo italiano.


    Aveva un rapporto speciale con Rav Toaff che chiamava affettuosamente Elio. Amava ricordargli che avevano molte cose in comune, ma prima fra tutte, il padre rabbino.


    Rav Toaff lo chiamava spesso per confrontarsi su temi delicati, anche perché facevano entrambi parte del Benè Berith.


    Nell’ambito di questa associazione ha svolto molti incarichi ed era conosciuto a livello internazionale. 


    Aveva avuto rapporti anche con Jules Isaac, storico ebreo sopravvissuto alla  Shoah che per primo portò i temi contenuti nell’enciclica Nostra Aetate a Papà Giovanni XXIII durante lo storico incontro del 1960 e sicuramente anche Ferruccio in qualche modo ha contribuito. 


    Aveva avuto rapporti anche con Tullia Zevi presidente dell’Unione delle Comunità ebraiche italiane. Molte volte le loro idee erano contrastanti, ma affrontavano le loro divergenze con rispetto e stima reciproca, per cui anche lei lo ascoltava con piacere ed interesse quando si dovevano affrontare temi delicati.


    Ho voluto concludere con questa storia, perché Ferruccio Sonnino che è sempre stato l’ uomo del futuro, ci lascia come eredità tre cose fondamentali:


    1.   l’amore incondizionato per Israele


    2.   Una particolare attenzione per la formazione dei giovani


    3.   Il rispetto per chi nelle istituzioni non la pensa allo stesso modo, ma attraverso il confronto civile si può mantenere un rapporto di stima e collaborazione.


    Tre temi straordinariamente di attualità per i nostri giorni. 


    Iheì zichrò baruch.


    Che il suo ricordo sia di benedizione.


    Credit photo: Archivio Storico della Comunità Ebraica di Roma, Archivio Fotografico, Elio Toaff lascia la carica di Capo Rabbino, album n. 3, foto n. 43

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