Potrebbe configurarsi un governo di larghe intese, quello
che immagina Victor Fadlun per i prossimi 4 anni di consiliatura della Comunità
Ebraica di Roma. Fadlun, candidato presidente per Dor Vador, la lista che ha
ottenuto il maggior numero di voti della Comunità ebraica della
Capitale, punta ad una formazione di una nuova leadership che coinvolga le diverse anime degli Ebrei di Roma.
Victor Fadlun, avete vinto le elezioni della Comunità
Ebraica di Roma, con 51 voti in più. Di fatto adesso entrano in Consiglio 10
candidati eletti di Dor Vador, 10 di Per Israele e 7 di Ha Bait. Come
considera questo dato?
Noi non rappresentiamo una realtà “storica” come le altre
liste. È la seconda volta che Dor Vador si presenta alle elezioni, quindi
siamo una realtà in crescita. Nell’ultimo governo avevamo 4 consiglieri, in questo ne avremo più del doppio. Il voto espresso dagli elettori indica la volontà diffusa nella
nostra comunità di cambiare passo, mettendo in gioco professionalità e
competenze. C’è una palese apertura al cambiamento verso nuove istanze di
professionalità nella gestione della Cer. Credo che gli elettori abbiano
premiato la nostra capacità di ascolto, in cui anche tra posizioni distanti si
arriva ad un rispettoso dissenso e non ad uno scontro. Vogliamo rispettare e
ascoltare tutti.
Adesso affrontate la sfida di formare il governo della
Comunità. Come pensate di procedere?
Bisogna procedere parlando con tutti in modo rispettoso ed
inclusivo, tenendo conto della storia e della tradizione della Cer e mettendo a
disposizione le migliori competenze. Ma il dato di scarsa affluenza è causato
da molte ragioni, forse più dal fatto che le persone vogliono sentirsi partecipi alla nostra comunità, essere incluse.
In questo senso andiamo avanti, sempre avendo chiari i nostri principi.
Ghemilut hasadim e aiuto degli ebrei in difficoltà, anzitutto. E poi siamo una comunità ortodossa e proprio per questo dobbiamo abbracciare tutte
le persone che ne fanno parte. A volte scopriamo che le cose che ci uniscono
sono più di quelle che ci dividono. Comunque per me il valore più importante rimane la crescita di questa Comunità, nel rispetto dei suoi valori. Abbiamo tutti voglia e diritto di riscoprire l’entusiasmo di farne parte attiva.
Un altro valore, come abbiamo sempre ribadito, è Israele, nostro punto di riferimento assoluto e garanzia che certi episodi tragici mai torneranno.
Crediamo che anche restando saldi nei nostri valori si possa avere un dialogo rispettoso con chi ha idee diverse da noi. Guardiamo all’altro con umiltà, non
siamo giudici, c’è un solo Giudice per tutti noi.
Nella delicata fase di formazione del governo, come
metterete in gioco questi valori?
Dobbiamo dare una svolta di miglioramento alla Comunità e
per farlo immagino un governo con competenze e capacità, nel rispetto di
ciascun ruolo e perseguendo l’unità, senza porsi con
supponenza. Spesso mi sono sentito dire “Non hai capito, adesso ti spiego”
invece vorrei che tra noi tutti ci rivolgessimo “Scusami, io la penserei in questo modo, ti va di
ascoltarmi?”. È un approccio diverso, possiamo pensare in questa
direzione.