È morto all’età di 89 anni il sopravvissuto alla Shoah
Thomas Buergenthal. Insigne giurista e professore universitario, è stato membro
della Corte internazionale di giustizia dell’Aia.
Buergenthal nasce nel 1934 a Ľubochňa nell’ex
Cecoslovacchia. Dopo l’invasione tedesca
è costretto insieme ai genitori a stabilirsi nel ghetto di Kielce, in Polonia.
Nel 1944 l’intera famiglia è deportata nel campo di sterminio di Auschwitz. Il
piccolo Thomas è uno dei pochi bambini a restare miracolosamente in vita: a salvarlo
la conoscenza della lingua tedesca grazie alla quale è impiegato come
fattorino. A gennaio del 1945, sopravvissuto alla marcia della morte, arriva
nel campo di sterminio di Sachsenhausen. In seguito alla liberazione da parte
dei sovietici viene affidato a un orfanotrofio fino a quando può
riabbracciare la madre a Göttingen, in Germania.
Nel 1951 si trasferisce negli Stati Uniti dove studia
legge, specializzandosi in diritto internazionale e diritti umani.
Successivamente diventa presidente della Corte interamericana dei diritti
umani, poi presidente del Tribunale amministrativo della Banca interamericana
di sviluppo e dal 2000 al 2010 membro della Corte internazionale di giustizia
dell’Aia.
Nel 2007 pubblica il libro “A lucky child”, in cui racconta la
sua testimonianza di bambino di 10 anni che è riuscito a sopravvivere a due
campi di sterminio. Alla fine della sua illustre carriera, è nominato
professore emerito di Diritto comparato e Giurisprudenza presso la George
Washington University Law School.
L’amministrazione di Göttingen, dove Buergenthal ha vissuto
dopo la guerra, ha affermato in una nota che il giudice “si impegnò per tutta
la sua vita instancabilmente per i diritti umani”. In questo luogo è stato
istituito anche il “Thomas Buergenthal Center”, che ospita la biblioteca
cittadina.
“Thomas Buergenthal faceva parte di quei giovani sopravvissuti
alla Shoah che hanno dedicato la loro vita a combattere i mali del fanatismo e
dell’odio, ai quali loro stessi e le famiglie erano stati così crudelmente
sottoposti. – ha detto Menachem Rosensaft, consigliere generale del World
Jewish Congress – Insieme ad altri giganti come Elie Wiesel e Abraham Foxman è
stato fonte d’ispirazione e modello per tutti coloro che lo hanno conosciuto.
Pacato e mite, ha avuto il coraggio di difendere i diritti umani di tutte le
vittime di persecuzione, di oppressione e di crimini contro l’umanità”.