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    “Una leadership di competenze e autorevolezza per le sfide del futuro” – Intervista ad Antonella Di Castro, candidata Presidente della lista “Per Israele”

    In occasione delle prossime elezioni per il rinnovo del Consiglio e della Consulta della Comunità Ebraica di Roma, la redazione di Shalom ha posto sei domande ai candidati presidenti delle tre liste. Di seguito l’intervista ad Antonella Di Castro, candidata Presidente della lista Per Israele.

     

    Come avete stilato il vostro programma elettorale? Quali sono priorità e obiettivi della vostra lista?

    Il programma di Per Israele è frutto di un intenso lavoro di squadra. Chi ci ha preceduto, ciascun candidato, assieme alla sottoscritta, candidata Presidente, ha apportato il proprio contributo, le idee, rispondendo ad una visione comune basata su valori e prospettive che si trasformano in azioni quotidiane per garantire vita e continuità alla Comunità ebraica di Roma. I vari punti del programma sono stati declinati in progetti che illustrano gli obiettivi. Le sfide che ci attendono sono molteplici, solo attraverso un impegno costante possono essere affrontate, grazie alle competenze di ogni singolo componente della lista.

     

    Quali sono le sfide più urgenti e significative della Comunità in questo momento storico?

    Ogni giorno gli iscritti affrontano problematiche diverse: il lavoro che cambia velocemente, i giovani che cercano stabilità per poter creare nuove famiglie, gli impegni per garantire l’educazione ebraica, i costi della kasheruth e molto altro: tutte sfide che ci attendono nei prossimi anni, esigenze di fronte le quali la dirigenza comunitaria deve dare delle risposte. Sono sfide importanti che impegneranno gli assessori di riferimento in progetti di piccolo taglio, immediata evidenza e di lungo respiro.

     

    In che modo la vostra lista mette in campo le competenze per affrontare queste sfide?

    Ho al mio fianco, per scelta, tutte le anime della comunità perché ciascuno possa sentirsi rappresentato. Non accetto l’idea di rappresentare un’istanza piuttosto che l’altra, tutti in questa Comunità abbiamo diritto di essere rappresentati. Abbiamo però anche il dovere di votare chi meglio ci rappresenta e rispecchia il modello di gestione che vogliamo per la Comunità. Dunque la composizione della lista Per Israele è espressione di quelle anime e di quelle competenze necessarie per proporre soluzioni: ogni componente porta un bagaglio di valori e abilità necessari ad affrontare le nuove sfide.

     

    Quali sono le qualità e le caratteristiche che dovrebbero contraddistinguere una valida leadership per la comunità di Roma dei prossimi anni?

    La Comunità è un ente morale. La sua leadership oltre alle imprescindibili qualità di competenza, professionalità, spirito di servizio, abnegazione e autorevolezza deve saper dialogare all’interno con ogni singolo iscritto. Cosi come è necessario mantenere autorevolezza e credibilità di idee, di principi per farli comprendere alla società civile, manifestando sempre con orgoglio le peculiarità del popolo ebraico e l’irrinunciabile legame con Israele. Bisogna essere portatori di valori sani e di principi morali che fondano le loro origini nella Torah e nell’insegnamento dei Maestri, in una società che spesso mette in crisi tutto questo.

     

    Tra le sfide più impegnative in cui si trova il nostro Paese vi è il calo demografico,  un fenomeno che risulta presente e forse amplificato nella Comunità. Come si può intervenire e come si possono arginare gli effetti negativi a lungo termine?

    È evidente che per le comunità ebraiche il calo demografico rischia di diventare drammatico, perché oltre al venir meno il ricambio generazionale, nelle realtà più piccole impatta sino al rischio di far sparire letteralmente le comunità. Una leadership ebraica che voglia dare risposte ed offrire soluzioni deve essere di sostegno alle coppie, deve garantire i servizi, la Scuola Ebraica innanzitutto, sostegno economico e accoglienza. Creare le condizioni per vivere una serena vita ebraica.  Tutto questo viene anche dal senso di appartenenza, fiducia, speranza e sostegno che una “famiglia” può e deve dare. Questo è fare Comunità.

     

    Se dovesse essere eletta presidente, come immagini la comunità tra 4 anni, al termine del mandato del prossimo consiglio?

    Laddove fossi eletta vorrei lasciare una Comunità più coesa, con un bilancio solido che possa ricevere contributi esterni per necessità straordinarie, ma che sia autosufficiente, con una natalità in ripresa e con quel senso di orgoglio che ci caratterizza da secoli.

    Ma in prima istanza vorrei che fosse una Comunità dove tutti si sentano rappresentati e nessuno lasciato indietro, dove tutti abbiano voglia di partecipare concretamente e di votare per scegliere chi governa, certi che sarà per il bene comune.

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