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    Ebrei a Porto, ieri e oggi

    La comunità ebraica di Porto è oggi una piccola ma speciale realtà del Portogallo che quest’anno compie 100 anni. Presenti sul territorio forse già da millenni, nel 1496 durante il regno di Emanuele I, gli ebrei di Porto furono cacciati o costretti a convertirsi al cattolicesimo. Le tracce della presenza ebraica a Porto furono cancellate: sinagoghe, scuole, iscrizioni, testi religiosi, documenti, oggetti ebraici furono distrutti e anche la parola judeu scomparve. I libri della comunità ebraica portoghese, una delle più istruite dell’epoca, furono confiscati, distrutti o venduti.

    Tra il 1542 ed il 1544 fu operativo a Porto il Tribunale dell’Inquisizione. Un centinaio di cristiani furono accusati di continuare a rispettare usanze ebraiche: alcuni tra gli accusati, ad esempio, non mangiavano maiale, alcuni pesci, celebravano Pesach. Fino al XVI secolo molti cristiani conoscevano le proprie origini ebraiche e coloro che riuscivano ad ottenere il permesso dalla corona per compiere il pellegrinaggio fino a Roma talvolta ne approfittarono per raggiungere terre lontane dal Portogallo abbandonando anche il cristianesimo. Solo dopo la fine dell’Inquisizione alcuni ebrei sefarditi tornarono in Portogallo, dove nacquero la comunità ebraica (più grande) di Lisbona ed una (meno numerosa) a Porto. Qui gli ebrei pregavano nelle case, avevano forse una sinagoga ma non un cimitero. 

    Alla fine del XIX, secolo gli ebrei a Porto erano quasi tutti ashkenaziti di origine tedesca. Negli anni Dieci del Novecento arrivarono a Porto numerosi ebrei dalla Russia, Polonia, Ucraina che allargarono la comunità ebraica, che comprendeva circa 30 famiglie ebraiche di mercanti. La scarsità di informazioni relative a quegli anni è dovuta soprattutto della mancanza di un’organizzazione comunitaria. 

    Nel 1921 arrivò a Porto il capitano Arthur Carlos de Barros Basto. Il capitano Basto si era convertito all’ebraismo nel 1920 ed era sposato con Lea Azancot, figlia di un ebreo marocchino, anche lei convertitasi all’ebraismo a Lisbona. Due anni dopo il suo arrivo a Porto, nel 1923, il capitano Barros Basto, insieme a 17 ebrei di Porto, fondò la Comunità ebraica di Porto. Per sviluppare la comunità locale, il capitano elaborò un progetto di conversione all’ebraismo dei marrani avvalendosi dell’aiuto della comunità sefadita di Londra. Migliaia di marrani si convertirono all’ebraismo. A Porto nacquero un giornale ebraico locale, una scuola e nel 1929 iniziò la costruzione della sinagoga Ha-Lapid. Accusato falsamente e anonimamente di gravi reati che rovinarono la sua reputazione, il capitano Barros Bastos è oggi considerato al centro di un caso “Dreyfuss portoghese”.

    Durante la seconda guerra mondiale, grazie alla neutralità del Portogallo, Porto divenne un luogo importante per gli ebrei europei in fuga dalla barbarie nazista, soprattutto dal Belgio, dalla Francia e dal Lussemburgo. Molti dei rifugiati desideravano raggiungere la Palestina, gli Stati Uniti o il Sudamerica. Anche se la comunità locale ha registrato solo 416 rifugiati, secondo Hugo Vaz, curatore del Museo della Shoah di Porto, questi erano probabilmente molti di più, dal momento che il numero noto si riferisce solo ai rifugiati che al loro arrivo a Porto si sono rivolti alla locale comunità ebraica. Un fatto poco noto è che molti degli ebrei che riuscirono a raggiungere Porto provenivano da Bordeaux, dove il console portoghese Aristides de Sousa Mendes rilasciò molti visti per il Portogallo, salvando così la vita a decine di persone.

    Oggi la comunità ebraica di Porto conta circa 1000 iscritti, un numero in crescita grazie a numerosi studenti di religione ebraica che partecipano alla vita religiosa, culturale e sociale della comunità e soprattutto anche grazie alla legge del 2015 che consente ai discendenti degli ebrei sefarditi espulsi dal Portogallo durante l’Inquisizione di richiedere la cittadinanza. La gestione delle domande per la cittadinanza è stata recentemente oggetto di investigazioni e di sospette irregolarità infondate. A Porto si trova anche una splendida sinagoga, dove di Shabbat pregano decine di ebrei che dopo la funzione pranzano allegramente nell’edificio. Oltre alla sinagoga, a Porto c’è anche un mikve, definito “il più grande del mondo”, un museo ebraico ed un museo della Shoah, ristoranti kasher. In occasione del centenario dalla nascita della nuova comunità ebraica, Porto è stata la sede scelta dalla European Jewish Association per riunire leader di comunità ebraiche europee per guardare al futuro ispirandosi anche “al nuovo Rinascimento” di Porto.

     

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