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    Tramandare le testimonianze dei sopravvissuti con la musica. Ecco Paskol Shlishí, un album per non dimenticare

    Per Yom HaShoah, il Giorno in cui Israele ricorda le vittime della Shoah, è stato prodotto un album di canzoni nate con un solo obiettivo: tramandare alla quarta generazione le testimonianze dei sopravvissuti.

     

    Infatti, una domanda sta diventando di anno in anno sempre più attuale: come riuscirà la terza generazione a trasmettere la memoria alle generazioni successive, che non avranno di ascoltare le testimonianze dirette? Così nasce “Paskol Shlishí” (in ebraico, terza colonna sonora), un album di 13 canzoni ispirate dai racconti dei sopravvissuti.

     

    Questo progetto è stato realizzato da Galgalatz, la radio più ascoltata in Israele, e da Zikaron BaSalon, un’associazione che organizza incontri dove i sopravvissuti raccontano le loro storie a famiglie, amici e vicini nel salotto di casa. Proprio quest’organizzazione quest’inverno ha riunito, per un intenso fine settimana, un gruppo di musicisti in un hotel di Herzliya, dove hanno avuto la possibilità di ascoltare diversi testimonianze. Due mesi dopo questo gruppo di cantanti e autori, tra i più famosi della scena musicale israeliana, si sono ritrovati per scrivere e registrare le canzoni.

     

    “Abbiamo preso artisti da ogni tipo di background musicale: Mizrahi, Hasidic, rock e pop. – ha spiegato Moshe Klughaft, uno dei responsabili del progetto, al Times of Israel. – Le cose che sono venute fuori sono interessanti, coraggiose e così diverse una dall’altra”.

     

    “Pensavamo che ci sarebbero voluti anni”, ha ammesso Klughaft. “Pensavamo che non sarebbe stato pronto fino al prossimo Giorno della Memoria dell’Olocausto”. Invece, dopo soli due giorni sono state scritte 14 canzoni.

     

    Prendere quella storia personale e fonderla con l’esperienza di lavorare all’album ha creato legami speciali tra gli artisti e una colonna sonora che riflette il mosaico della musica e delle persone in Israele, ha sottolineato Yonatan Razel, un pianista e cantante le cui canzoni piene di sentimento e basate sulla religione, lo hanno reso famoso ed apprezzato in Israele. L’esperienza di gruppo è stata “una delle migliori che abbia mai avuto”, ha affermato.

     

    Razel ha scritto con Guy Mezig, Doron Medalie, Harel Skaat e Tal Kastiel la canzone “Shir Mispar”, nel quale si racconta la storia di Mordechai, un sopravvissuto di 99 anni che ha parlato con loro del numero tatuato sul suo braccio. Ivri Lider ha raccontato la storia di sua madre, sopravvissuta alla Shoah, nella canzone “Mapà HaKehev”, mentre Tamir Grinberg ha scritto e cantato “Lama Ani?” ispirandosi alla domanda che ogni persona che si è salvata dalla furia nazista si è posta: perché io?

     

    “C’era qualcosa che ci spingeva ad andare avanti”, ha detto Shai Tsabari, che porta un ritmo mediorientale nelle sue ballate rock e ha cantato con Kobi Oz, Stav Beger, Alon Edar e Aya Zehava Feiglin in “HaZaken MiBerlin”. “Era come se tutti capissimo che non era solo una canzone, ma qualcosa di più grande”.

     

    Secondo Tsabari il clima creato da Zikaron BaSalon ha reso possibile il tutto. “Sembrava come se qualcosa ci stesse sussurrando nelle nostre orecchie: ‘questo è davvero importante'”, ha detto.

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