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    Addio a Meir Shalev: il cantore dei profumi e dei colori

    Se n’è andato Meir Shalev. Lo scrittore israeliano è stato tra le voci più autorevoli del panorama culturale internazionale. Le sue opere, tradotte in molte lingue e amate anche in Italia, lo hanno consacrato al pubblico come un autore di grandi classici. Tra le sue opere più famose pubblicate in Italia troviamo “Il pane di Sara”, “Per amore di una donna”, “La Montagna blu”, pubblicati tutti da Frassinelli.  Ma anche “Il mio Giardino Selvatico” (Bompiani), “È andata così” (Feltrinelli), “La ragazza e la colomba” (Sperling & Kupfer). Shalev ha fatto breccia nel cuore dei lettori, non solo per la musicalità delle sue parole ma anche per il candore con il quale è riuscito a produrre numerose opere per l’infanzia. 

    È un mondo magico e mistico quello di Shalev, un tratto molto comune a tutti gli autori della sua generazione come David Grossman e Amos Oz ad esempio. È nel libro “Il pane di Sara” che si scorge la genialità della scrittura di Shalev, una penna che riesce ad alternare in maniera quasi alchemica realtà storica e finzione. Ambientato alla fine degli anni Venti, questa storia narra della famiglia di un panettiere ebreo che si insedia in una vallata ad ovest di Gerusalemme. È proprio da quei luoghi che comincia un racconto che riporta indietro nel tempo alla storia famigliare, un’epopea in cui si fondono personaggi umani, immaginari e mitici. È una profonda riflessione sulle origini che parte dalla protagonista Sara: figlia di convertiti russi, ma anche madre coraggiosa. E poi Abramo e Giacobbe in un mix di personaggi biblici che diventano incredibilmente attuali. 

    Quando si pensa alle opere di Shalev è impossibile non trovarsi davanti una visione amena della natura, in cui le parole sprigionano suoni e colori. Come ad esempio nel libro “Il mio giardino selvatico”: con la bellissima traduzione di Elena Lowenthal questo è un romanzo che incanta con i suoi profumi e colori che si riescono a sentire anche attraverso le pagine. Non si tratta di un manuale di botanica, ma di un romanzo che sa trasformarsi nell’allegoria del pensiero che muta, così come le stagioni. Shalev scrive così del suo giardino situato nella valle di Jezreel. Un luogo dove ha fatto crescere alberi e piante selvatiche. Con amore e umorismo Shalev racconta dei colori, delle fragranze e dei suoni che danno vita al suo giardino, delle stagioni mutevoli e dei tempi che cambiano. 

    La sua vena poetica riesce a fondersi anche con l’ironia, specialmente in uno degli ultimi romanzi, “È andata così”. Un toccante e sagace racconto famigliare ambientato negli anni ’20. Si tratta dei fondatori del Kibbutz Nahalal, un villaggio agricolo situato nel Nord d’Israele. Un luogo magico che diventa il simbolo stesso del ritorno alla terra promessa. Un luogo da coltivare con amore e dedizione. È qui che di nuovo Shalev ci mostra la sua penna rurale e campestre.  Una storia in cui scorgere il profumo della terra, specialmente grazie al personaggio principale della nonna.  È una storia privata, che riflette l’intera storia dello Stato ebraico, in cui si rievoca l’amore della famiglia le gioie ma anche le difficoltà. Sempre presenti gli animali e gli oggetti animati che permettono a chi legge di comprendere mai a fondo la linea di demarcazione tra realtà e finzione. Una magia che resterà per sempre tra le pagine, facendocelo ricordare in maniera vivida per sempre.

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