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    La rivelazione della famiglia di Chaim Topol: ‘’Fu un agente del Mossad’’

    Chaim Topol è stato anche un agente del Mossad. Questa la straordinaria rivelazione fatta da sua moglie Galia e dai figli Adi e Omer ad Haaretz. Infatti, Topol, che ha guadagnato fama internazionale per il suo ruolo da protagonista come Tevye in “Il violinista sul tetto”, per diversi anni, secondo suo figlio, fu membro attivo del ramo del Mossad operante nella capitale britannica.

     

    “Non so esattamente quale sia la definizione appropriata per le missioni e i compiti che ha svolto”, ha detto Omer al giornale israeliano. “Ma ciò che è chiaro è che papà era coinvolto in missioni segrete per conto del Mossad”. La famiglia ha rivelato inoltre che l’attore aveva anche una piccola macchina fotografica Minox e un minuscolo registratore a bobina e che spesso faceva viaggi segreti all’estero.

     

    Sebbene Topol abbia avuto successo in Israele come attore, è la sua interpretazione nel West End del 1967 in Il violinista sul tetto, e successivamente nel film del 1971, che lo hanno reso un artista di fama internazionale. All’epoca questo portò l’attore a trasferirsi a Londra, dove acquistò anche un appartamento. 

     

    Il contatto con Topol fu l’ufficiale del Mossad Peter Zvi Malkin, uno dei quattro agenti che rapirono Adolf Eichmann dall’Argentina e lo portarono in Israele per il processo. 

    Dopo la leggendaria Operazione Finale, Malkin istituì un’unità specializzata nello spionaggio  di compagnie aeree, agenzie di viaggio, aeroporti e ambasciate di paesi nemici, spiega il Times of Israel.

     

    Topol “era una sorta di copertura per le operazioni di Tzvika [Malkin]”, ha affermato Galia. “Veniva a Londra e viveva con noi quando ne aveva bisogno”, ha spiegato invece Adi. “Papà  aiuta Zvika con tutti i tipi di cose che voleva controllare, come punti di accesso, programmi di registrazione e disposizioni di sicurezza”. Topol era l’agente incaricato nel creare diversivi, mentre Malkin era la spia che doveva portare a termine l’obiettivo della missione, ha ricordato la famiglia.

     

    In una delle missioni, Topol e Malkin si recarono in una città europea in missione per spiare l’ambasciata di un Paese arabo. Il piano prevedeva l’affitto di un appartamento accanto, dove avrebbero forato il muro di giunzione e inserito dei dispositivi di ascolto. Poiché il Mossad temeva che l’operazione potesse attirare attenzioni indesiderate, l’appartamento fu allestito per sembrare uno studio odontoiatrico. Un giorno il personale di sicurezza dell’ambasciata arrivò per indagare, tuttavia trovarono Topol sdraiato sulla poltrona del dentista mentre Malkin fingeva di eseguire un intervento. Una copertura coi fiocchi, che permise ai due di poter continuare con la missione.

     

    A Londra, Topol conobbe anche Zvi Zamir, all’epoca addetto dell’IDF all’ambasciata e poi capo del Mossad. La capitale britannica all’epoca era un centro chiave per politici, ufficiali e figure dell’intelligence dei Paesi arabi. Proprio a Londra il Mossad reclutò il dottor Ashraf Marwan, genero del presidente egiziano Gamal Abdul Nasser, che in seguito sarebbe stato consigliere di Anwar Sadat. Marwan avvertì Israele dell’imminente attacco che diede il via alla guerra dello Yom Kippur nell’ottobre 1973. Secondo il figlio di Topol, il giorno prima dello scoppio della guerra, Zamir entrò a casa loro per avvertire che i paesi arabi avrebbero attaccato Israele. Dopo la guerra, Topol entrò a far parte dell’unità del portavoce dell’IDF, grazie al quale partecipò ai colloqui di pace tra lo Stato ebraico e l’Egitto. Divenne anche amico di generali egiziani, ospitando anche alcuni di loro in cene nel suo appartamento di Tel Aviv.

     

    Quando scoppiò la prima guerra del Libano nel 1982, invece, Topol fu inviato a Beirut in missione per incontrare agenti e giornalisti stranieri. Le sue attività sono continuate per tutti gli anni ’80, cercando di ottenere informazioni sui soldati israeliani scomparsi durante la guerra. “L’obiettivo era quello di ottenere buone informazioni sui nostri prigionieri e sulle persone scomparse. Di solito era in Paesi con i quali non avevamo legami. Abbiamo cercato di ottenere informazioni da ogni possibile fonte”, inclusi funzionari siriani e iraniani.

     

     

    Immagine copertina: Noel Kessel

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