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    Francia: iniziato ieri il processo per l’attentato alla sinagoga di rue Copernic nel 1980

    Dopo quasi 43 anni, ieri è iniziato il processo per l’attentato alla sinagoga di rue Copernic del 3 ottobre del 1980, dove morirono quattro persone e i feriti furono più di quaranta. Quello alla sinagoga fu il primo attentato contro la comunità ebraica francese dalla fine della Seconda guerra mondiale. L’imputato è stato processato in contumacia e la sentenza è attesa per il 21 aprile. Hassan Diab, unico sospettato per l’attentato, attualmente si trova in Canada e in caso di condanna potrebbe essere fatta nei suoi confronti una nuova richiesta di estradizione.

     

    La responsabilità politica dell’attentato venne subito attribuita dai media al movimento neonazista a seguito delle dichiarazioni del rabbino della sinagoga e dei leader della comunità ebraica francese. La pista neonazista venne però accantonata quando nel dicembre del 1980, la Direzione della Sorveglianza Territoriale (DST) individuò come responsabile dell’attentato il Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina-Operazioni Speciali (FPLP-OS), un piccolo gruppo dissidente del FPLP con sede a Beirut, in Libano.

     

    L’indagine tuttavia si fermò per oltre 18 anni, fino a quando, nella primavera del 1999, il DST inviò un nuovo rapporto al giudice Jean-Louis Bruguière, secondo cui i terroristi che agirono in rue Copernic erano più di uno. Questi sarebbero arrivati ​​in treno da Madrid, utilizzando i loro passaporti per viaggiare dal Libano alla Spagna e poi quelli falsi per entrare in Francia.  Tra questi, quello di Alexander Panadriyu, un turista cipriota che poi si sarebbe scoperto essere Hassan Diab, un ex studente libanese di Beirut, che sarebbe stato a capo del commando che aveva compiuto l’attentato. Per gli investigatori francesi la presunta presenza di Diab in Europa in quel periodo costituisce una prova del suo coinvolgimento nell’attentato.

     

    Inoltre, lo stesso Diab è sospettato di aver fatto esplodere un furgone davanti a una sinagoga ad Anversa, in Belgio, il 20 ottobre del 1981, provocando tre morti.

     

    Le indagini ripresero nel 2007, quando cominciò a occuparsi del caso il giudice Marc Trévidic, esperto di antiterrorismo. Nel novembre del 2008 Trévidic emise un mandato d’arresto internazionale contro Diab, che negò le accuse parlando anche di una possibile omonimia.

     

    Dopo sei anni di richieste il Canada, paese dove si trovava Diab, decise di estradarlo in Francia. Arrivato nel novembre del 2014, Diab fu portato in un carcere di massima sicurezza in cui rimase per 38 mesi, quasi sempre in regime di isolamento. Tuttavia venne rilasciato per mancanza di prove.

    Nel gennaio 2021 la corte d’Appello di Parigi ha respinto l’archiviazione del caso e sei mesi dopo la Cassazione ha ordinato un processo, quello cominciato ieri nella capitale francese.

     

    I sopravvissuti all’attacco e le famiglie delle vittime hanno partecipato lunedì al primo giorno dei procedimenti a Parigi. Gli avvocati delle vittime hanno affermato alla stampa che il processo servirà da deterrente per futuri atti terroristici e sentimenti antisemiti.

     

    “È uno sviluppo positivo che il processo si stia svolgendo, anche se lui non ci sarà”, ha detto Bernard Cahen, avvocato di due famiglie che hanno perso i propri cari.

     

    David Père, avvocato di una vittima quattordicenne che stava celebrando il suo bar mitzvah al momento dell’attacco, ha affermato che “la via della giustizia deve essere seguita”, anche dopo più di quattro decenni di indagini e drammi legali.

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