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    Le “figlie della Resistenza” di Judy Batalion, donne esemplari e coraggiose alla prova di Spielberg

    Varsavia, 1943. Dopo l’uccisione dei familiari e dopo la violenta distruzione delle loro comunità, decine di giovani donne ebree si organizzarono in un vero e proprio movimento di resistenza femminile antinazista. Divennero corrieri, combattenti, agenti dei servizi segreti e sabotatrici: erano le “ragazze del ghetto” che rischiarono con coraggio la propria vita. Corruppero guardie, nascosero armi, sedussero ufficiali nazisti per poi ucciderli, distribuirono documenti falsi e volantini. Compirono attentati alle linee ferroviarie tedesche e fecero saltare le reti elettriche. Assistettero i malati e aiutarono gli ebrei a fuggire dai ghetti. Judy Batalion nel volume “Figlie della resistenza. La storia dimenticata delle combattenti dei ghetti nazisti”, edito da Mondadori Le Scie, racconta le loro storie. Shalom l’ha intervistata.

     

    Quali sono le ragioni per cui ha deciso di raccontare le gesta di queste giovani donne?

    Sono nipote di quattro sopravvissuti polacchi alla Shoah. Pensavo a come il trauma mai sopito della Shoah influenza profondamente la mia generazione. La definisco ‘l’eredità emotiva’ e proprio questa eredità mi ha portato a studiare, a capire con grande empatia la vita di una ventina di donne coraggiose che hanno saputo affrontare il pericolo con straordinaria forza. Conoscevo dalle elementari la storia di Hanna Senesh, volevo però comprendere i suoi sentimenti più genuini, cosa l’avesse spinta a sacrificare la sua vita per il popolo ebraico.

     

    Da Hanna Senesh alla scoperta del libro: ‘Freuen in di Ghettos’, Donne nei ghetti. 

    Ho chiesto alla British Library di consultare tutti i volumi su Hanna Senesh. Uno in particolare ha immediatamente attirato la mia attenzione: ‘Freuen in di Ghettos’, in yiddish. Sono rimasta subito colpita dal fatto che nel volume di oltre 200 pagine solo una decina fossero dedicate ad Hanna Senesh; ho scoperto così il mondo sconosciuto delle ragazze del ghetto.

     

    Come ha ricostruito la vita delle donne del ghetto?

    Ho condotto dodici anni di ricerche tra Polonia, Israele, Inghilterra, Nord America. Il progetto era difficile emotivamente e logisticamente: partendo dalla storia della rivolta del ghetto di Varsavia, volevo ricostruire le vite di quelle donne, il motivo per cui le loro gesta erano sconosciute, incontrarle, se erano sopravvissute, o rintracciare qualche famigliare. Ho lavorato negli archivi, letto testimonianze, lettere, guardato e riguardato le fotografie, i documentari, trascorso giorni nelle città e negli ex ghetti in cui queste eroine erano nate e cresciute, ho visitato i memoriali. Sono venute alla luce storie di vita bellissime, di lotta, di coraggio, di amicizia.

     

    Qual è stato il ruolo delle donne nei movimenti giovanili ebraici durante la rivolta?

    Molte giovani erano leader dei movimenti giovanili prima della guerra, negli anni Trenta. In Polonia erano istruite, emancipate, avevano un lavoro, altre erano molto umili, tutte incredibilmente determinate. Nel 1931, ad esempio, in Polonia il 45% della forza lavoro ebraica era costituita da donne e i movimenti giovanili sono stati centri nevralgici della rivolta perché, non dimentichiamo, che le ragazze erano giovanissime, tra i 16 e i 25 anni, il loro solido backround comune permise loro di fare la differenza. Diceva uno dei membri della rivolta: “Sarebbe sbagliato assumere che la resistenza mostrata dai giovani durante i giorni tempestosi della Distruzione fu la reazione di alcuni individui. Il nostro destino sarebbe stato molto diverso se non fossimo stati membri di un movimento. Siamo stati in grado di sopravvivere alla vita nel ghetto perché sapevano di essere un collettivo, un movimento. Ognuno di noi sapeva che lui o lei non era da solo, che il sentimento di una comunità, di persone che condividono valori, ha reso possibile fare ciò. Questa era la fonte della nostra forza. È la stessa fonte che tiene in vita i sopravvissuti”.

     

    Tra le combattenti la vita di chi l’ha maggiormente colpita?

    Sono state tutte donne fantastiche. Frumka Płotnicka, ad esempio, scelse di tornare nella Polonia occupata dai nazisti, dopo essere fuggita nel territorio controllato dai russi, per partecipare alla lotta; proveniva da una povera famiglia religiosa di Pinsk, non lavorò nel commercio di bovini di famiglia ma divenne un’intellettuale dedita all’azione sociale e una leader nazionale del movimento giovanile ebraico.

     

    Quali saranno i prossimi passi?

    Steven Spielberg ha opzionato “Figlie della resistenza”, abbiamo scritto il copione, gli ho venduto i diritti. Vi terrò aggiornati, abbiamo tutti l’onere e l’onore di tramandare la storia di queste donne straordinarie.

    Nella foto copertina da sinistra Tema Schneiderman, Bela Hazan e Lonka Kozibrodska alla festa di natale della Gestapo nel 1941(Archivio Foto Yad Vashem)

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