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    Gas israeliano? Naturalmente sì. L’intervista alla studiosa Gina Cohen

    Gina Cohen è esperta di gas naturale con oltre vent’anni di esperienza da analista e consulente. Si interessa soprattutto alla regione del Mediterraneo orientale, ed in particolare ad Israele, Giordania, Turchia, Cipro, Egitto e all’Autorità palestinese. Ha lavorato per importanti società del gas come Edison e Poseidon, oltre che per enti governativi. Interviene anche in varie università ed è autrice di numerosi libri, tra cui “The Energy Lexiton” e “Long Term Gas Contracting – Terms Definitions, Pricing, Theory and Practice”. Ha anche pubblicato molteplici articoli sul tema del gas naturale.

     

    L’infrastruttura israeliana è abbastanza sviluppata per fornire gas all’Europa nei prossimi anni?

    Le uniche infrastrutture esistenti per esportare gas israeliano in Europa sono due impianti di liquefazione in Egitto. Al momento il gas israeliano viene miscelato con il gas egiziano prima di venire esportato in Europa. In futuro potrebbe essere sottoscritto un accordo tra Israele ed Europa per esportare gas, che potrebbe giungere direttamente attraverso questi impianti, che però dovrebbero essere ampliati e prevedrebbero il coinvolgimento di un Paese terzo con possibili complicazioni. Un’alternativa potrebbe essere la costruzione di un gasdotto tra Israele ed Europa, ipotesi allo studio di Poseidon, che presenterà tra qualche mese i possibili costi e tempi, prevedibili in circa cinque anni. Un’altra opzione potrebbe essere un gasdotto attraverso la Turchia, ma non vi sono studi. Infine, un’ipotesi potrebbe risiedere in un impianto di gas naturale galleggiante in Israele.

     

    In futuro il gas naturale potrebbe contribuire a creare legami economici con i Paesi arabi?

    I legami tra Israele, Giordania ed Egitto si sono rafforzati su molti livelli: la produzione di gas ha svolto un ruolo significativo in tali dinamiche. Anche i legami tra Israele ed Emirati Arabi Uniti si sono consolidati grazie al coinvolgimento nel mercato del gas e presentano ulteriori potenzialità sul tema. In questo filone rientrano anche i legami con Paesi come Sudan e Marocco.

     

    Cosa ha comportato la guerra in Ucraina per Israele in materia di esportazione di gas?

    A mio parere, gli europei avrebbero sempre dovuto considerare l’opzione di diversificare le proprie fonti di gas ed evitare di essere eccessivamente dipendenti da un singolo acquirente o da una tecnologia immatura. Questo problema ha raggiunto il suo apice nell’ultimo anno, dapprima per la mancanza di energie rinnovabili, poi per la guerra. Ancora oggi però credo che gli europei non comprendano appieno la necessità di diversificazione e l’importanza di ricorrere all’approvvigionamento di gas a lungo termine da nuovi fornitori.

     

    Il conflitto in Ucraina potrebbe portare l’Europa a recidere completamente la sua dipendenza dai combustibili fossili russi?

    Il conflitto ha comportato la riduzione degli acquisti di gas russo da parte dell’Europa, ma non è necessariamente un esito positivo. Sarebbe stato preferibile che non ci fosse stato alcun conflitto e che i flussi di gas potessero continuare mentre l’Europa diversificava le sue fonti. A mio avviso, l’Europa dovrà ancora acquistare gas russo in futuro. È infatti improbabile che ci siano abbastanza forniture alternative prontamente disponibili per sostituire interamente il gas russo.

     

    Esistono ricerche universitarie israeliane su questo argomento e pensa che in futuro ci possa essere maggior interesse di ricerca sui gas naturali?

    Non credo che le università o il Ministero dell’Energia in Israele stiano conducendo ricerche sufficienti sulle modalità più efficienti ed economicamente convenienti per esportare gas in Europa. Vi sono sforzi attivi da parte delle società, di cui mi sono occupata io stessa insieme al collega Alex Kislov. Ritengo che sia importante il coinvolgimento dei decision makers negli studi di fattibilità e nelle ricerche per favorire la produzione di gas più pulito, in modo più efficiente, per poterlo immettere rapidamente sul mercato.

     

    Vorrebbe aggiungere una riflessione in merito alla volatilità dei prezzi?

    I prezzi del gas in Israele sono relativamente bassi: circa 5 dollari per unità. Se l’Europa acquistasse gas da Israele, potrebbe ottenerlo a un prezzo competitivo. Tuttavia, si dovrebbe ovviamente tenere conto dei costi di trasporto e del profitto. È importante che l’Europa diversifichi le proprie fonti, non solo acquistando gas naturale liquefatto, ma anche diversificando i gasdotti di approvvigionamento. Per garantire la sicurezza energetica a lungo termine, dovrebbero privilegiare contratti a lungo termine, come quelli che richiederà un eventuale acquisto del gas proveniente da Israele e Cipro, poiché saranno necessari investimenti significativi per sviluppare le infrastrutture necessarie. Inoltre, è importante ricordare che il gas israeliano è pulito e che il Paese è relativamente stabile.

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