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    Giornata Mondiale della Poesia: i versi dei poeti israeliani un patrimonio unico per specchiarsi ancora

    La poesia è una forma d’arte davvero unica: riesce a richiamare alla mente e al cuore sensazioni dimenticate solo attraverso le parole. Può evocare luoghi, emozioni positive e negative. Il 21 marzo cade la giornata mondiale della poesia, una data istituita dall’UNESCO nel 1999 per celebrare una delle “forme di espressione e identità culturale e linguistica più preziose dell’umanità”. Nel primo giorno di Primavera sembra quasi che anche la natura si allinei per celebrare tutta la bellezza della poesia. Nel variopinto mare della poesia, c’è anche quella israeliana, entrata a far parte del patrimonio poetico mondiale.

     

    Un’arte spesso utilizzata per dar voce a momenti storici specifici e grandi temi legati al senso di appartenenza, all’identità e alla religione. Ma anche alla solitudine, alla paura, e al senso di spaesamento. Tra i tanti artisti che hanno contribuito a rendere unica la poesia israeliana troviamo Lea Goldberg, pubblicata recentemente dalla casa editrice Giuntina con la sua raccolta “Lampo all’alba”, tradotta per la prima volta dall’ebraico da Paola Messori. Raccontare la storia d’Israele dall’oscurità della Seconda guerra mondiale alla nascita dello Stato Ebraico attraverso la poesia, questo è “Lampo all’alba”. Lea Goldberg nasce a Könisberg nel 1911 e muore a Gerusalemme nel 1970. La sua scrittura riesce a cogliere e trasporre nei suoi brani tutte le sfaccettature e le contraddizioni d’Israele. Nostalgia, sofferenza e amore si alternano nella lirica di Goldberg che offre immagini di ricche di bellezza e malinconia.  La raccolta comprende poesie scritte dall’autrice fra il 1948 e il 1955 nella parentesi che si dipana tra gli orrori della Shoah fino ad arrivare alle speranze per il nascente Stato Ebraico. Si tratta di testi che abbracciano tematiche e argomenti diversi: liriche piene di amore e sentimento, ricordi legati all’infanzia, ma anche squarci e paesaggi della Terra Promessa. È proprio un “Lampo all’alba” che illumina queste poesie dalla potenza suggestiva e a tratti filosofica. Una poesia che si nutre di dolore per portare alla luce il virtuosismo della vita. Tra i precursori di questa voce poetica c’è indubbiamente Nathan Alterman (1910-1970). Un autore spesso poco conosciuto all’infuori dello Stato Ebraico ma che ha forgiato completamente la sua generazione di scrittori.  Alterman nasce a Varsavia e arriva giovanissimo, nel 1925, a Tel Aviv. Nel futuro Stato Ebraico collabora con giornali come Davar e Haaretz creando un genere che unisce la poesia ad un humor politico spregiudicato. È grazie a lui che ha vita la poesia politica. Ma la sua produzione poetica è molto di più, è oscura quasi ermetica. Una melodia offuscante che conquista. Proprio con questi presupposti nasce la sua prima raccolta “Kokhavim ba-ḥutz” Fuori le stelle” un testo annoverato tra i capolavori della poesia israeliana moderna. Scritta con una passione e una rapidità quasi febbrile nel 1938, Kokhavim ba-ḥutz è una celebrazione della poesia stessa.

     

    “È così facile impazzire: basta che tu strappi a chi ricorda la memoria, e il paesaggio a chi lo sta guardando, e a chi dialoga l’altro e a chi prega il suo Dio.” Scriveva invece il grande poeta israeliano Yehuda Amichai, un artista nato per narrare l’amore ma anche i traumi della sua vita, che riflettono in maniera più ampia l’intera storia dello Stato d’Israele. Amichai nasce come Ludwig Pfeuffer nel 1924 a Würzburg e muore Gerusalemme nel 2000. Arrivato nella Palestina mandataria nel 1936 a soli dodici anni comprende subito la durezza della realtà con la quale si scontra. In figa dall’orrore del nazismo verso una terra ricca di speranze ma piena di contraddizioni, decide di partecipare alla Seconda guerra mondiale e prese parte alla Guerra d’indipendenza. Saranno questi grandi momenti della storia con i loro traumi ad accompagnare per sempre la poesia di Amichai. La sua produzione poetica e la sua letteratura in generale fecero di lui una delle colonne portanti del panorama letterario israeliano, portandolo a trasporre quei grandi accadimenti storici sottoforma di poesie; ma soprattutto, facendolo diventare un portavoce della cultura israeliana all’estero. Tra le sue raccolte edite in Italia da Crocetti troviamo “Poesie” un testo profondo ed emozionante.

     

    Questi e molti altri poeti, hanno fatto della poesia israeliana un genere proprio. Attraverso le loro penne, ognuno a modo proprio, sono stati in grado di raccontare le vicende della grande storia d’Israele. Tra dolore e resilienza, ciò che lega queste poesie è l’amore per un luogo tanto desiderato, talvolta odiato, che però diventa la linfa per queste raccolte. Israele: la musa che ha ispirato questi, e molti altri autori, con i suoi colori, con le sue tragedie, ma anche con le sue vittorie. Sono temi attuali quelli che fuoriescono da queste poesie e vanno a comporre un mosaico da cui attingere ancora oggi instancabilmente.

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