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    Una luce di speranza: l’accensione della Chanukkià con i familiari dei ragazzi israeliani rapiti a Gaza



    È stato un
    incontro carico di sofferenza e di speranza allo stesso tempo quello che si è
    tenuto al Tempio Maggiore di Roma con le famiglie di quattro ragazzi israeliani
    rapiti a Gaza nel 2014. Storie diverse quelle del tenente Hadar Goldin, del
    sergente Oron Shaul, di Avera Mengistu e di Hisham Al-Sated, ma unite da un
    triste destino. Un destino che ha portato le rispettive famiglie a ritrovarsi
    in questi giorni a Roma e a partecipare a una commovente cerimonia al Tempio
    Maggiore per l’accensione della quarta candela della chanukkià.

    Shaul e
    Goldin sono stati uccisi durante l’operazione “Margine di Protezione” del 2014,
    seguita al lancio di missili da parte di Hamas contro Israele. Il primo è stato
    rapito e ucciso da Hamas dopo un attacco a un mezzo israeliano; Goldin è stato
    colpito il 1 agosto, due ore dopo la concessione del cessate il fuoco. I corpi
    non sono stati più restituiti alle famiglie.

    Avera
    Mengistu e Hisham Al-Sayed sono due ostaggi civili, affetti da problemi mentali:
    Avera, di origine etiope, è scomparso nel settembre del 2014 dopo aver
    attraversato la barriera che separa Israele dal nord della Striscia di Gaza.
    Analoga la storia di Hisham, di origine beduina: la scorsa estate è stato
    rilasciato un video che lo ritrae con una maschera di ossigeno, in condizioni
    deteriorate.

    A dispetto
    del diritto internazionale, l’organizzazione terroristica Hamas non solo tiene
    in ostaggio i quattro israeliani, ma impedisce anche l’accesso ai
    rappresentanti della Croce Rossa e priva cinicamente le famiglie di qualsiasi
    informazione.

    Nonostante
    la sofferenza accumulata in questi otto anni, i parenti dei ragazzi rapiti
    continuano a chiedere giustizia. Un appello proseguito anche nella loro visita
    a Roma. Nella mattinata l’incontro con Papa Francesco in Vaticano. Poi genitori
    e fratelli di questi quattro ragazzi sono giunti in visita alla Comunità
    Ebraica di Roma, dove hanno trovato ad accoglierli la Presidente Ruth
    Dureghello, il vicepresidente Ruben Della Rocca, alcuni consiglieri e altre
    persone giunte per testimoniare la loro solidarietà. Ad accompagnare gli
    ospiti, l’Ambasciatore d’Israele Alon Bar, il Capo di Stato Maggiore della
    Difesa italiano Ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone e l’addetto per la Difesa
    dell’Ambasciata d’Israele Colonnello Liad Zak.

    Prima la
    toccante cerimonia dell’accensione della chanukkià con le berachot e le altre
    melodie della festa intonate dalla voce di Rav Alberto Funaro; poi la fase di
    raccoglimento e lo scambio di messaggi all’interno del Tempio Spagnolo.

    Da parte
    degli israeliani, commossi per l’accoglienza loro riservata, è stato lanciato
    l’appello a collaborare affinché i terroristi di Hamas rilascino i ragazzi
    ancora vivi e restituiscano i corpi di coloro che hanno barbaramente ucciso.

    “Non è
    facile per nessuno e soprattutto per una madre sentire questo grido disperato –
    ha affermato la Presidente Ruth Dureghello – Il vostro dolore è il nostro
    dolore. Alla vostra forza nel chiedere giustizia ad Hamas, da oggi si aggiunge
    anche la nostra. La Comunità Ebraica di Roma è al vostro fianco per diffondere
    il messaggio già presentato al Papa e a Rav Riccardo Di Segni. Faremo il possibile
    per tornare a sorridere insieme. La chanukkià che abbiamo acceso questa sera
    rappresenta una luce che si diffonde intorno a noi e che ci offre una speranza”.

    Proprio con
    il canto della speranza, l’Hatiqwà, si è concluso l’incontro, tra i volti carichi
    di emozioni dei presenti.

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