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    Tra integrazione e la voglia di fare la differenza: i Haredim nel mondo delle startup Israeliane

    Quando si pensa a Israele e alla sua scena hi-tech difficilmente si riesce a ricondurre quest’ultima al mondo ultraortodosso, eppure da qualche anno una crescente fetta della popolazione haredi sta cercando di integrarsi nel mondo delle startup israeliane, con alcune di queste fondate proprio da haredim stessi, che stanno riscuotendo un notevole successo.

     

    Tra queste c’è Phone.do, fondata a Gerusalemme nel 2019 da Martin Reisner, e che sta reinventando il modo di fare il customer service. “Stiamo uberizzando i call center” sostiene Reisner al Jerusalem Post. Attraverso questa società ogni lavoratore a contratto può accedere al proprio telefono o computer e diventare uno specialista di call center presso un’azienda, arrivando a lavorare per circa 10 clienti, fornendo assistenza. Quando si entra negli uffici di Phone.do, si potrebbe pensare di essere un ambiente di lavoro simile a quello di Tel Aviv, solo che i fondatori e la maggior parte dello staff sono haredi. 

     

    Ma questa società è solo una delle tante che fa parte di un movimento di haredim aspiranti desiderosi di implementare sul posto di lavoro le forti capacità analitiche che hanno sviluppato attraverso i loro studi religiosi.

     

    Un’altra azienda con sede nella capitale dello Stato Ebraico e che sta rapidamente diventando una delle start-up in più rapida crescita al mondo, non solo in Israele, è Triple Whale che, secondo il presidente e cofondatore Maxx Blank, aiuta a “centralizzare, visualizzare e automatizzare l’e-commerce per i venditori di Shopify”. L’azienda, che impiega 110 dipendenti, circa il 40% di loro sono haredim.

     

    Secondo Blank l’impatto che i lavoratori haredim hanno sulla sua attività è immenso. “Sono un talento incredibile. La loro qualità ed etica del lavoro sono le migliori. Sono dei talenti non sfruttati. Lavorano bene insieme e sono incredibili nel pensare fuori dagli schemi” spiega.

     

    “Il modo con cui impari la Ghemara ti insegna come abbattere i problemi. – sostiene – È lo stesso per le start-up e l’hi-tech. Ogni problema può avere una serie di soluzioni adeguate, ma essere in grado di vedere il nocciolo del problema e risolverlo fa la differenza – ed è così che gestiamo l’azienda”.

     

    Cross River invece, sta ristrutturando il modo in cui la finanza tradizionale viene gestita attraverso prestiti, trading e criptovalute. L’azienda, che ad oggi ha raccolto più di 600 milioni di dollari, continua ad espandersi.

     

    La fetta di popolazione in più rapida crescita nel paese oggi è quella dei haredim, che si prevede diventeranno la maggioranza entro i prossimi 50 anni. Una delle più grandi sfide che Israele deve affrontare oggi quindi, è l’integrazione degli ultraortodossi nella società. Diventa fondamentale quindi che si uniscano alla forza lavoro e contribuiscano all’esercito o al servizio nazionale. Per fortuna, all’interno della comunità haredi ci sono pionieri che stanno aprendo la strada a un futuro che sia fedele alla loro tradizione e che abbia un impatto positivo sulle loro famiglie e sulla società.

     

    Come afferma Reisner, l’etica del lavoro e la lealtà dei lavoratori haredi è evidente, “il denaro non è il fattore trainante nella nostra comunità, quindi offre una prospettiva diversa”.

     

    “Stiamo lavorando sodo non perché vogliamo fare soldi, ma perché vogliamo fare la differenza” sottolinea il CEO di Triple Whale.

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