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    Successo per il I Forum delle donne Ebree Italiane con una toccante testimonianza di Liliana Segre

    Un colpo d’occhio tutto femminile ed eterogeneo per età e provenienza ha caratterizzato il primo Forum Nazionale delle Donne Ebree d’Italia. Sono venute da tutto il Nord Italia, da Roma e da Napoli, iscritte all’ADEI WIZO ma non solo: professioniste, studentesse, pensionate, semplicemente donne interessate agli argomenti in discussione che riguardano tutte loro, ma anche il futuro della società, senza distinzioni. E poi ancora ci sono le autorità civili e religiose di Milano, rav Alfonso Arbib, Rabbino Capo della Comunità Ebraica di Milano, rappresentanti delle forze di sicurezza, l’Arcivescovo metropolita, una delegazione del COREIS. Tutte testimonianze di come l’importanza del dibattito vada al di là dei temi sul programma di sala. 

    Il Primo Forum Nazionale delle Donne Ebree d’Italia non poteva iniziare meglio. Susanna Sciaky, Presidente Nazionale dell’ADEI WIZO, nel suo intervento sottolinea quanto fosse atteso questo incontro che non ha precedenti nella storia dell’Associazione italiana, eppure quanto mai necessario ora: “L’epoca in cui stiamo vivendo presenta non poche singolarità. Nel giro di pochi anni abbiamo assistito a incredibili cambiamenti a livello globale, cambiamenti che hanno avuto ripercussioni inevitabili nella nostra vita quotidiana e che hanno modificato inevitabilmente il nostro modo di pensare e di scegliere. Drammi come la pandemia, la guerra, lo spettro di una crisi economica, aprono scenari che sembrano amplificare le crisi valoriali dei nostri tempi. Oggi più che mai è imperativo ricordarci che dignità, lavoro, rispetto reciproco vanno difesi. Sempre”.  Sono parole che, dette nell’anniversario della Notte dei Cristalli, suonano anche come un monito a guardare con attenzione al futuro, usando i mezzi della cultura e della consapevolezza per costruire una società più inclusiva, non solo in materia di divisioni di genere.  

    Del resto, è proprio questo il compito di un’Associazione che dal 1927 rappresenta anche in Italia un’unione mondiale di donne partecipi ed impegnate verso le istanze sociali del nostro tempo. Donne che mettono, accanto al sionismo, la lotta alla violenza e alla discriminazione di genere, assistendo chi è in difficoltà, mettendo in primo piano l’istruzione contro il razzismo e l’antisemitismo. Donne che considerano il loro essere ebree un possibile valore aggiunto da trasmettere a tutti. Il senso del Forum è soprattutto questo ed emerge fin dai primi interventi. 

    Il primo a prendere la parola sul podio è il Prefetto di Milano, Renato Sacconi: “Le ho incontrate queste donne ebree – dichiara prendendo spunto dalle sue letture – si chiamavano Gina Lombroso, Rita Levi Montalcini, Natalia Ginzburg. All’inizio non mi rendevo conto che avessero qualcosa in comune, forse perché c’è la tendenza a cancellare le radici in questo mondo che va così veloce, ma quando le ho scoperte ho avuto la conferma che fosse la specificità di essere donne ed ebree a renderle straordinarie”.  

    Il prefetto conclude il suo intervento con l’importanza di combattere una cultura che invece pretende di affermare la diversità. Un tema ripreso da Anna Scavuzzo, Vicesindaco di Milano, che parla di una città che dialoga con tutte le comunità religiose “che fa delle differenze una risorsa per futuro”, e di una società che richiede la consapevolezza di una collaborazione tra i ruoli, nel condividere oneri e onori.  

    Noemi Disegni, Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, entra maggiormente nel merito del tema del Forum “Le donne ebree sono diverse tra loro, come lo sono le donne sempre e ovunque in qualsiasi contesto, ma sono unite dal fatto di essere parte di una continuità. Non si vive da sole o solo con la propria famiglia sconnesse dal mondo, per noi qualunque avvenimento non è mera informazione, ci chiediamo continuamente come interpretarlo attraverso il nostro essere ebree”

    I saluti di Esther Mor arrivano da Israele. La Presidente della World WIZO si dice certa che quello di oggi sarà il primo appuntamento che si ripeterà negli anni, come è stato per il Premio Letterario Adelina Della Pergola. “La WIZO è pioniera di lotte e conquiste per l’uguaglianza”.  E tutto in questa sala sta a dimostrarlo. 

    Infine, a concludere la parte introduttiva, Laura Caradonna, Presidente della Consulta Femminile di Milano. Il suo intervento mette l’accento sulla cultura per arrivare alla parità di genere, ma anche all’Empowerment femminile: “Noi donne abbiamo competenze, studi e professionalità che devono essere messe a frutto nella società civile. Un tesoro prezioso che deve arrivare a tutti”.

    Liliana Segre, offre una lunga personale memoria che il pubblico ascolta in attento silenzio. La Senatrice comincia rievocano l’esclusione dalla scuola a causa delle leggi razziste, fino ad Auschwitz, il ritorno dall’abisso e la scelta di diventare testimone “Perché io? mi domando ancora, come ho fatto a sopravvivere in quel tempo lunghissimo che è andato dall’arresto al 1945? È stato un caso. Non ero eroica, non toccava a me. Fu molto difficile accettare di ritornare nel mondo. Di quello che era successo non se ne voleva parlare. I miei parenti mi volevano bene, ma ero io che ero fuori posto. Poi mi presentarono Gotti Bauer, anche lei sopravvissuta, mi ha preso per mano e mi ha portato all’ADEI WIZO. Mi ha detto prova a parlare tu, non puoi non farlo”.  Ma Liliana Segre parla anche del suo contemporaneo, della difficoltà a tramandare la memoria e non è ottimista: “Ho conosciuto un Ministro dell’attuale governo, non ne dirò il nome o il genere, una persona laureata, gli ho chiesto quanti sono gli ebrei in Italia e mi ha risposto 1 milione, quando gli ho detto il numero reale è stato molto imbarazzato. La differenza era troppa. Nel 2015 era il centenario dell’ecidio armeno: un popolo costretto alla Marcia della Morte, come quella che ho fatto io da Auschwitz fino alla Germania. Chi lo ha ricordato a parte gli armeni? Se un Ministro pensa chi esistano un milione di ebrei, chi si ricorderà di noi tra 100 anni?”

    Conclusione affidata a Ferruccio De Bortoli che riassume così le parole chiave dell’incontro “Non ci sono limiti alla volontà delle donne. L’apporto delle donne ebree nella società italiana è per noi un motivo di speranza e fiducia per il futuro. Fiducia e speranza però non sono beni quantificabili, esistono negli esempi come quelli che abbiamo visto oggi”.

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