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    A scuola con Roma e Lazio contro l’antisemitismo

    Con l’appuntamento presso l’Istituto Artemisia Gentileschi di Roma, nell’aula magna della scuola davanti a 55 studenti delle terze medie, ha preso vita il “Progetto 16 Ottobre”, realizzato dalla Comunità Ebraica di Roma, dall’Associazione Sportiva Roma e dalla Fondazione Lazio con il patrocinio della Regione Lazio.

    Questo appuntamento si è svolto in due giornate. Durante il primo incontro, gli studenti della scuola Gentileschi hanno potuto ascoltare i racconti di quattro alunni della scuola media ebraica Angelo Sacerdoti: accuratamente preparati dalla Direttrice Scolastica Milena Pavoncello e dai docenti, i ragazzi hanno illustrato ai coetanei della Gentileschi le storie dei loro nonni, dal rastrellamento del 16 ottobre 1943 alla deportazione nei campi di sterminio nazisti. Nella seconda giornata abbiamo raccontato ai ragazzi le storie di atleti romanisti, ebrei e non ebrei: c’è chi ha avuto un ruolo di salvatore dalle deportazioni, chi le ha subite e chi ha cercato di aiutare gli ebrei in pericolo. In questa seconda occasione a intervenire siamo stati il sottoscritto insieme all’Assessore alla Memoria della Comunità di Roma Massimo Finzi, al Direttore del dipartimento Sustainability & Community Relations della Roma Francesco Pastorella, al Presidente della Fondazione Lazio Gabriella Bascelli, coaudiviati dagli storici di Roma e Lazio e dai fumetti dell’artista Spartaco Ripa.

    Il forte messaggio che siamo riusciti a trasmettere in questa mattinata ai ragazzi è soprattutto quello che negli stadi non può più esserci posto per razzisti, per antisemiti, per idioti che con i loro cori infami rendono una vergogna quello che dovrebbe essere un piacere e uno svago come una partita di calcio. L’amore per la propria squadra non può tramutarsi in uno spettacolo  indegno che rappresenta un’onta per la città di Roma e per i cittadini romani.

    Utilizzare i termini “ebreo” o “zingaro” in maniera denigratoria verso l’avversario o ululare contro un giocatore di colore per offenderlo non deve più essere tollerato ed in questo le società sportive devono essere sicuramente più attive e più vigili, perché non ci si può più limitare a prendere le distanze attraverso dei comunicati stampa o con dichiarazioni che lasciano il tempo che trovano, ma è arrivato il momento di agire e di punire, cacciando dagli stadi chi si macchia di quello che è un reato a tutti gli effetti, non sportivo, ma penale. Soprattutto non ci si può rendere complici al momento dei festeggiamenti per una vittoria: quando l’euforia con certi cori ormai divenuti di pubblico dominio tracima nell’insulto antisemita o razzista, si deve abbandonare la festa.

    L’aspetto più preoccupante è proprio il fatto conclamato che ormai questi cori sono sdoganati al punto tale da essere ascoltati e visti attraverso dei video, cantati da ragazzini, da giovanissimi che non sanno neanche cosa stiano cantando, con genitori che li riprendono e li postano, fieri dei loro pargoli.

    Dobbiamo tutti assieme rompere questa spirale perversa e per farlo l’unica arma che abbiamo a disposizione è quella dell’educazione, della cultura, del rispetto e del sano tifo, perché il resto è violenza, sopraffazione e insulto gratuito.

    Un ringraziamento particolare va ai professori Massimo Izzi per la parte Roma, Lorenzo Stilitano di Lazio Wiki per la parte Lazio, alla Preside della scuola Gentileschi professoressa Chiara Simoncini ed alla brava Tatiana Maggioli, coordinatrice dell’evento.

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