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    La straordinaria storia di Nereo Musante e di quel libro che gli salvò la vita

    Esistono oggetti che hanno il potere di parlare. La loro potenza cattura lo sguardo, ma è la storia che si cela dietro di essi che conquista. Il Museo Ebraico di Roma è stato creato con questo intento: custodire, raccogliere e conservare oggetti che narrano secoli di storia della Comunità Ebraica di Roma, e che al contempo attraverso la loro esposizione riescono a dialogare con i visitatori di tutto il mondo. All’interno della sala del Novecento, che narra di un secolo pregno di eventi che segnarono in maniera indelebile la Comunità romana, è custodito un libro di preghiera. Non è un testo qualsiasi, ma è un libro salvifico non tanto per il testo scritto al suo interno, ma perchè fu proprio quel libro a salvare la vita di Nereo Musante. 

    Nereo Musante nacque a Livorno il 16 maggio 1921 da una famiglia cattolica. Qualche tempo dopo la nascita del giovane Nereo i genitori decidono di traslocare trasferendosi nel palazzo appartenente alla Comunità Ebraica livornese: è proprio lì che una serie di casi fortuiti del destino portano Nereo a conoscere il futuro Rabbino Capo di Roma Rav Elio Toaff Z”L. I due si incontreranno di nuovo durante gli anni degli studi, questa volta a Pisa. Fu proprio quel doppio incontro che cambiò la vita di Nereo, portandolo ad alimentare ancor di più l’interesse per la religione ebraica. Successivamente la famiglia di Musante decise di spostarsi nuovamente, stavolta verso la Capitale. Negli anni terribili della guerra Nereo conobbe la moglie e mise al mondo i suoi tre figli. L’ebraismo per Musante fu sempre qualcosa di potente che sentiva in maniera viva dentro di sé. Questo lo porterà a seguire alcuni corsi di studio e diventare un assiduo frequentatore del Tempio Maggiore di Roma. 

    La tragica mattina di Sheminì Atzeret del 9 ottobre 1982 un commando terroristico dell’Olp attacca il Tempio Maggiore di Roma. Il commando di terroristi palestinesi lancia bombe a mano e spara raffiche di mitra sui fedeli in uscita dalla funzione. Tra loro c’è anche Nereo Musante, che dall’attentato rimane ferito gravemente. A salvarlo fu un Siddur, un libro di preghiere, che Musante teneva stretto nella tasca della sua giacca. Un oggetto spiritualmente importante come un libro di preghiere lo salva attutendo i colpi sparati dai terroristi. Quello stesso Siddur ancora oggi contiene all’interno delle pagine ingiallite, schegge di bombe che salvarono la vita di Nereo. Il libro è conservato oggi presso il Museo Ebraico di Roma in una teca assieme ai suoi occhiali. Il tutto venne donato dallo stesso Musante nel 2011 affinché visitatori, scolaresche e nuove generazioni potessero apprendere il miracolo che avvenne durante quella giornata terribile. 

    Ma l’attentato per Nereo segnò un vero punto di svolta nella sua vita. Non solo per le ferite riportate sia all’interno che all’esterno del suo corpo. Proprio in seguito all’attacco, l’allora Rabbino Capo Elio Toaff, dopo un lungo percorso di Ghiur (Conversione), decide di convertire Nereo vedendo nello straordinario salvataggio una sorta di segno divino. Così nel 1984 Musante si converte all’ebraismo cambiando nome Israel Ben Avraham. Nereo Musante dopo aver vissuto tutta la sua vita nel nome dell’ebraismo, diventando un personaggio importante e apprezzato nella Comunità Ebraica di Roma, si è spento lo scorso gennaio all’età di cento anni. Tuttavia, la sua straordinaria storia è ancora conservata all’interno di una teca nel Museo Ebraico di Roma.

    Foto Giorgio Benni – Copyright Museo Ebraico di Roma.

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