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    Addio alla scrittrice Rosetta Loy

    Si è spenta a Roma la scrittrice Rosetta Loy.  Aveva 91 anni. Autrice prolifica del panorama letterario contemporaneo, scrisse pietre miliari come “Le strade di polvere”, “Cioccolata da Hanselmann” e “La parola ebreo”.

    Nata nel 1931, Rosetta Loy, all’anagrafe Provera, prese il cognome d’arte del primo marito Giuseppe Loy, fratello del regista Nanni. 

    Scoperta e apprezzata da Natalia Ginzburg, esordì nel 1974 con “La bicicletta”, grazie al quale vinse il Premio Viareggio Opera prima. Seguirono 14 romanzi fra cui “La porta dell’acqua” (1976), “L’estate di Letuche” (1982), “All’insaputa della notte” (1984). 

    Il più celebre è “Le strade di polvere” (1987): un romanzo storico ambientato a Monferrato, città natale del padre, dalla fine dell’età napoleonica all’Italia unita, con il quale vinse il Premio Campiello e Viareggio nel 1988.

    Il suo ultimo libro “Cesare” (2018) è dedicato all’opera del critico Garboli, al quale si legò dopo la scomparsa di Giovanni Loy nel 1981.

    Nei suoi scritti affrontò temi come la Shoah e l’importanza della memoria collettiva. “Cioccolata da Hanselmann” (1995) narra l’amicizia fra una bambina cattolica e un ragazzino ebreo spezzata dall’avvento delle leggi razziali. Questo libro le valse il Premio Grinzane Cavour per la narrativa italiana.

    “La parola ebreo” (1997), per il quale ebbe il Premio Fregene e il Rapallo-Carige, è un racconto autobiografico che ruota intorno ai fatti accaduti a Roma nel periodo del regime fascista: la sua famiglia, cattolica e borghese, come molte altre non apertamente schierate, accettò passivamente le leggi razziali senza avere coscienza della tragedia che si stava compiendo.  

    Il libro non è soltanto la narrazione dell’infanzia di Rosetta Loy ma è anche una profonda riflessione sulla memoria collettiva e sul rischio dell’oblio: “Dimenticare l’orrore delle persecuzioni antisemite di questo secolo e il suo spaventoso finale può essere molto pericoloso. – ha scritto Loy – È come essere miopi e buttare via gli occhiali”.


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