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    Gran Bretagna, il volto di Alan Turing sulle nuove banconote da 50 sterline

    Il matematico britannico Alan Turing comparirà sulle nuove banconote da 50 sterline che la Banca d’Inghilterra prevede di mettere in circolazione nel 2021: lo ha reso noto lo stesso governatore dell’istituto, Mark Carney. “Alan Turing è stato uno straordinario matematico il cui lavoro ha avuto un’enorme influenza nella nostra vita quotidiana: come padre dell’informatica e dell’intelligenza artificiale e come eroe di guerra, è un autentico gigante”, ha spiegato Carney, sorvolando sul fatto che nonostante tutte le benemerenze le autorità obbligarono Turing alla castrazione chimica e solo nel 2013 la Regina Elisabetta ha concesso la grazia postuma per la condanna inflittagli nel 1952 per “grave indecenza” (ovvero, omosessualità, allora un reato.

    La Banca Centrale aveva lanciato un concorso pubblico per la scelta dello scienziato che avrebbe dato volto alle nuove banconote, ricevendo oltre 227mila proposte per un totale di 989 candidato: una commissione aveva poi redatto una lista in cui oltre a Turing comparivano Mary Anning, Paul Dirac, Rosalind Franklin, William Herschel e Caroline Herschel, Dorothy Hodgkin, Ada Lovelace e Charles Babbage, Stephen Hawking, James Clerk Maxwell, Srinivasa Ramanujan, Ernest Rutherford e Frederick Sanger. Di fatto, non manca un lato oscuro neanche nella scelta della Banca: la banconota da 50 sterline è quella meno utilizzata dagli utenti e viene considerata come l’unità di valuta preferita da criminali e corruttori, tanto che ne era stata più volte proposta l’eliminazione pura e semplice. 

    Turing morì suicida (o secondo alcuni, a causa di un avvelenamento involontario da arsenico) a soli 41 anni: a lui si devono, fra le altre cose, la decifrazione dei codici nazisti durante al Seconda Guerra Mondiale e la “Macchina di Turing”, ovvero il predecessore – concettuale – dei moderni calcolatori. Perseguitato dalle autorità perché omosessuale – condizione che rimarrà un reato per il codice penale britannico fino al 1967 – Turing preferì sottoporsi alla castrazione chimica piuttosto che rischiare il carcere e la perdita della cattedra di matematica a Manchester.

    In un editoriale pubblicato nel 2009 l’ex premier britannico Gordon Brown definì Turing “un vero eroe di guerra”, sottolineando come senza il suo contributo l’andamento del conflitto avrebbe potuto essere molto peggiore per la Gran Bretagna. Un contributo peraltro rimasto sepolto per decenni dal segreto di Stato sull’intera operazione “Ultra”, come venne battezzata dai militari. Il personale di Bletchey Park, il centro di ricerca per la decifarzione dei codici, si era infatti impegnato a mantenere il silenzio sulle proprie attività anche dopo la fine del conflitto. A confermarne l’esistenza, molti anni dopo, era stato uno storico, dando così il giusto riconoscimento a tutti i protagonisti della “battaglia dei codici”, tra cui i matematici polacchi fuggiti in Francia prima e poi in Gran Bretagna e il cui lavoro era stato fondamentale per capire il funzionamento di “Enigma”, la macchina per le codificazioni del massaggi usata dai tedeschi e ritenuta assolutamente inviolabile. Lo stesso Primo ministro Winston Churchill, nella sua monumentale opera sulla Seconda Guerra Mondiale, non faceva ovviamente cenno all’esistenza di “Ultra”: di fatto, l’utilizzo delle informazioni ottenute era stato limitato in modo da non far capire ai tedeschi che il loro codice era stato violato (tanto che fino alla fine i nazisti ritennero sicure le loro comunicazioni criptate) ed ogni iniziativa militare basata su tali informazioni doveva essere autorizzata da Downing Street; una procedura non sempre rispettata dagli alleati statunitensi, il che portò a delle frizioni fra i rispettivi stati maggiori.

    Ma prima ancora, negli anni Trenta, Turing aveva pubblicato uno dei più importanti studi sulla computabilità – che conteneva appunto la sua “macchina universale” – e dopo la guerra lavorò sui primi prototipi di calcolatori mettendo a punto il celebre “test di Turing”, in base al quale sarebbe stato possibile affermare se una macchina fosse altrettanto intelligente di un essere umano (ovvero da risultare indistinguibile da una persona in un test di domande e risposte a distanza). Già nel 1966 venne istituito un “Premio Turing” assimilabile a un Nobel per l’informatica: trent’anni dopo il settimanale Time inserì Turing nella lista delle personalità più importanti del XX secolo e nel 2001 Manchester gli dedicò una statua, ma per il perdono ufficiale della autorità – che si erano sempre rifugiate dietro alla presunta impossibilità di derubricare un reato che all’epoca faceva effettivamente parte del codice penale – dovettero passare altri dodici anni. (askanews)

     

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