Giovedì 4 luglio, nei giardini della Sinagoga di Firenze, in concomitanza con il “Balagan Cafè”, la rassegna di eventi organizzata dalla comunità ebraica fiorentina, si è tenuta l’annuale premiazione della Menorah d’Oro, prestigioso premio internazionale – conferito dal Benè Berith – che viene assegnato a individui, od organizzazioni che si sono distinti per la loro azione svolta a rigettare e contrastare ogni fenomeno di razzismo e di intolleranza, o volta a diffondere la cultura dell’accoglienza, del confronto e della dignità umana.
Il Benè Berith è un’organizzazione umanitaria, fondata a New York nel 1843 da emigrati tedeschi e oggi presente in più di 50 paesi, che si batte per i diritti dell’Uomo, per la dignità degli uomini e delle donne. È presente, come organizzazione non governativa, all’Onu (dove ha seggio permanente dal 1947), all’interno di Istituzioni comunitarie europee, in altri organismi internazionali e intrattiene relazioni ufficiali con istituzioni governative con le quali spesso collabora. Gli ideali del Benè Berith, costituiti da giustizia, solidarietà ed uguaglianza, nascono e sono ispirati dai principi dell’ebraismo.
Quest’anno il riconoscimento è stato assegnato al direttore delle Gallerie degli Uffizi di Firenze, Eike Schmidt, che come ha spiegato al pubblico presente il Presidente del Benè Berith di Roma, l’avvocato e neo Commendatore Federico Ascarelli, il direttore “con il proprio lavoro è riuscito a tramandare la storia e la memoria ebraica, a diffondere e valorizzare nel mondo la sua cultura e che ne ha fatto conoscere la sua vitalità”. Ma tra i vari motivi anche “l’impegno del direttore degli Uffizi affinché la giornata della Memoria sia occasione di approfondimento e di divulgazione della storia ebraica” ed “i fortissimi legami che grazie al suo lavoro sono stati intrecciati con i musei Israeliani e le istituzioni ebraiche”. A consegnare il premio, oltre al presidente Ascarelli, anche vari membri della sezione romana, tra cui l’ex presidente Sandro Di Castro, Giordana Moscati, neo Assessore alla Cultura della Comunità Ebraica di Roma, Mario Venezia, presidente della Fondazione Museo della Shoah.
Un percorso quello legato alla cultura ebraica, che ha visto la creazione di un’importante mostra, ”’Tutti i colori dell’Italia ebraica”, inaugurata in questi giorni agli Uffizi ed in corso fino al 27 ottobre. L’esposizione racconta la storia delle comunità ebraiche italiane attraverso l’arte del tessuto: curata da Dora Liscia Bemporad e da Olga Melasecchi. All’interno della mostra sono presenti 140 opere di cui ne fanno parte, arazzi, merletti, stoffe e addobbi, abiti, dipinti ed altri oggetti di uso religioso e quotidiano, proveniente da diverse comunità ebraiche italiane, da quella di Roma a quella di Firenze, ma anche quella di Livorno, Ferrara, Venezia e tante altre.
La valorizzazione della cultura ebraica, considerata “fondamentale per la la storia e la cultura italiana” dal direttore Eike Schmidt e che di conseguenza non deve essere valorizzata solamente nei vari musei ebraici, ma anche altrove, tra cui anche il museo più visitato d’Italia, gli Uffizi, la cui storia è caratterizzata dalla valorizzazione delle varie culture grazie al “collezionismo estremamente aperto dei Medici, e poi degli Asburgo-Lorena” e quindi era necessario, secondo Schmidt, riempire quel tassello mancante che sono le varie opere, che sono ora raccolte nella nuova mostra. Ma la promozione della cultura ebraica non si ferma con la mostra, considerata dal direttore “il primo culmine” di un percorso che sta continuando con varie iniziative, dalla traduzione in ebraico della guida della Galleria degli Uffizi, fino alla proiezione all’interno del festival del cinema organizzato dagli Uffizi, una piccola serie di documentari sulla danza contemporanea israeliana e sul Museo d’Israele, per poi tornare alla prima iniziativa, la Giornata della Memoria.