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    A 101 anni dalla Dichiarazione Balfour, tra realismo e idealismo politico

    Centouno anni fa la Dichiarazione di Lord Arthur Balfour, ministro degli Esteri del governo britannico di Lloyd George, venne rilasciata in forma di lettera a Lord Rotschild, illustre esponente dell’ebraismo britannico e referente del movimento sionista. Era il 2 novembre 1917 quando Lord Balfour si pronunciò in merito alla spartizione dell’Impero Ottomano auspicando la creazione di un focolare nazionale per il popolo ebraico in Palestina all’indomani della Grande Guerra. Al momento della Dichiarazione, non esisteva alcun organismo che risolvesse questioni di politica internazionale – come sarà poi con la Società delle Nazioni -, era all’epoca la Gran Bretagna a ricoprire un ruolo importante sullo scacchiere politico internazionale. Sarà nel 1920, durante la Conferenza di Sanremo, che l’appena nata Società delle Nazioni investirà la Gran Bretagna del mandato fiduciario sulla Palestina. Accusare dunque la Gran Bretagna di aver agito unilateralmente è parzialmente scorretto perché la soluzione definitiva fu decisa da un organismo internazionale e non da una singola nazione.

    Ma facciamo un passo indietro: quali furono i motivi che spinsero il governo inglese a promulgare la Dichiarazione Balfour? Chaim Weizmann, in qualità di chimico e diplomatico, ebbe non pochi meriti: primo fra tutti l’aver scoperto la cordite, importante per il potenziamento degli esplosivi britannici da usare contro gli Imperi centrali. Indispensabile fu anche la confluenza di interessi tra sionisti e inglesi: i primi auspicavano l’estromissione degli Ottomani dalla Palestina e come loro i britannici – e i francesi -. Weizmann e i suoi collaboratori circolarono in Europa per convincere che sostenere il sionismo avrebbe favorito la vittoria dell’Intesa; esagerazione, questa, che però contribuì alla creazione di un clima favorevole nei confronti del movimento.

    Quando l’Impero Ottomano entrò in guerra a fianco degli Imperi centrali fu chiaro che un suo crollo avrebbe prodotto la spartizione dello stesso tra Gran Bretagna, Francia e Russia. Gli obiettivi di Weizmann erano precisi: la capitolazione della Turchia e il conseguente sgretolamento del suo impero a cui sarebbe necessariamente seguito l’insediamento in Palestina delle grandi potenze, in particolare della Gran Bretagna, a favore del sogno sionista. In Weizmann coabitarono realismo e idealismo politico, due concetti che spesso si escludono vicendevolmente. È anche grazie alla sua battaglia e al suo ingegno politico se il 14 maggio del 1948 Israele ha potuto dichiararsi Stato e se noi oggi continuiamo a festeggiare la sua nascita.

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