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    “Alla vita, Le Chaym”, il racconto di Bruno Carmi tra storia e memoria

    Oggi pomeriggio nel Cortile delle Api della Comunità Ebraica di Casale Monferrato Alberto Cavaglion dialogherà con Bruno Carmi autore del libro “Alla vita, Le-Chaym”, un racconto autobiografico tra storia e memoria. 

    Bruno Carmi è nato a Casale Monferrato, ha seguito i lavori di restauro e l’allestimento del primo nucleo del Museo Ebraico di Casale Monferrato. Dal 2014 è stato per un quadriennio presidente della Comunità Ebraica di Verona dove vive da quasi vent’anni. 

    Shalom lo ha incontrato.

     

    Nel 1986 sua mamma Nella le consegnò un quaderno di novelle

    Erano novelle che scrisse mio papà per mia mamma nel 1944 quando insieme alla famiglia dovette nascondersi. E proprio in quel quaderno c’erano anche alcuni disegni realizzati da mia madre per illustrare i racconti. Un elemento importante della loro storia d’amore, della loro forza, della volontà di vivere di emozionarsi.

     

    Cosa accadde in quel periodo alla sua famiglia?

    I miei prozii Isaia, Matilde e Giuseppe e il loro nipote Cesare erano stati deportati ad Auschwitz e nessuno di loro sarebbe ritornato. I miei nonni paterni cercarono di mandare i figli in Svizzera, ma furono sempre respinti. Ho dato ampio spazio nel mio racconto a come riuscirono a evitare cattura e deportazione. Furono aiutati da molte persone ed in particolare da un maresciallo dei carabinieri che li informò in anticipo di “spiacevoli visite”, consentendo loro di nascondersi per tempo. Negli ultimi mesi mio padre partecipò alla resistenza come Agente di polizia partigiana. 

     

    Quando ha deciso di scrivere “Alla vita, Le-Chaym”?

    Pochi mesi prima che il Covid 19 arrivasse a sconvolgere la vita del pianeta. Il mio lavoro è terminato ma non quello del virus. Non so quando tutto questo finirà. La storia del mondo ci ha insegnato che dobbiamo sempre operare, pensare, creare qualcosa di meglio per l’umanità e il pianeta dove siamo ospitati e pur con alti e bassi, guerre e carestie ce l’abbiamo sempre fatta: alla fine abbiamo sempre trovato la strada giusta, quella della vita.

     

    Il libro è un lungo viaggio che percorre tante generazioni della sua famiglia

    Ho ricostruito la storia dei Carmi dall’arrivo a Casale Monferrato nel 1679 del quadrisavolo del mio nonno paterno Elia che si sposò nel 1922 nella grande sinagoga ottocentesca di Torino con Lydia Deangeli. Nella parte delle schede di famiglia si trovano anche tutte le genealogie degli antenati della mamma Nella Levi. 

     

    A chi dedica questo libro?

    A mia moglie Miriam, ai miei genitori, a chi è venuto prima di loro e a chi verrà dopo di me. Ma sono molte le persone che hanno contribuito al libro: i miei fratelli Adriana e Elio, mio figlio Enrico, il Rabbino Caro e l’amico fraterno Alberto Cavaglion che mi ha onorato scrivendo la sua introduzione.

     

    Quale insegnamento si può trarre dalle sue pagine?

    Il valore di ogni vita e l’importanza di cercare il bene sempre e ovunque. Come è scritto “Scegli la vita, onde viviate tu e la tua discendenza”

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