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    Disponibile anche online la mostra “Mazal Tov” del MEIS

    Adesso è possibile curiosare tra le vetrine della mostra ‘Mazal Tov’ del MEIS di Ferrara anche dal proprio divano. L’esposizione del Museo dell’Ebraismo Italiano e della Shoah di Ferrara, curata da Sharon Reichel e da Rav Amedeo Spagnoletto, è infatti stata digitalizzata, per permettere anche chi non ha potuto visitarla di persona di scoprire tutte le curiosità sul matrimonio ebraico.

     

    Documenti ed opere d’arte guidano nel percorso dall’antichità alla contemporaneità alla scoperta del matrimonio ebraico.

     

    Il tour virtuale, arricchito di approfondimenti tematici, consente al visitatore di immergersi nel tema scoprendo aspetti del matrimonio a volte meno noti, anche attraverso l’immediatezza di fotografie di nozze, preziose Ketubboth (contratti matrimoniali) seicentesche e settecentesche, e arte contemporanea, come il progetto, di grande impatto, di Sigalit Landau, in collaborazione con il fotografo Yotam From, che segue la cristallizzazione salina di un abito da sposa immerso nel Mar Morto.

     

    La trasposizione digitale della mostra è stata presentata al Pontificio Istituto Teologico Giovanni Paolo II durante un evento interreligioso coordinato da Milena Sanerini, Vicepreside dell’Istituto, nonché coordinatrice nazionale per la lotta contro l’antisemitismo presso la Presidenza del Consiglio.

     

    «Il tema del matrimonio parla di futuro, speranza, gioia, amore, ma anche di fedeltà di Dio nella storia dell’uomo» ha spiegato il Preside dell’Istituto Philippe Bordeyne, secondo cui «in questo momento in cui si ha sensazione che oscurità e morte prevalgono nel cuore dell’uomo è bene ricordare che l’ultima parola è sempre di Dio ed è una parola di vita, di rigenerazione che si dispiega nella storia attraverso i nostri atti di amore  e di fratellanza».

     

    Il Rabbino capo di Roma Riccardo di Segni, intervenendo all’incontro, ha evidenziato  l’importanza del tema, intriso di riferimenti dall’attualità del nostro Paese e dalla sentenza della Corte Costituzionale sul doppio cognome.

     

    La gioia e le difficoltà della ritualità del matrimonio ebraico messa a dura prova durante la pandemia sono state ricordate dall’Ambasciatore israeliano presso la Santa Sede Raphael Schutz. La Presidente della Comunità Ebraica di Roma Ruth Dureghello ha invece evidenziato la gioia, la simchà, ma anche la responsabilità del matrimonio: «sono contenta che ci sia un’attenzione in un momento di dialogo su questa esperienza, perché significa entrare nella vita, entrare in quella vita che è fatta anche di comuni valori e di comuni usanze».

     

    Ambrogio Spreafico, Vescovo di Frosinone- Veroli- Ferentino e membro del Pontificio consiglio per il dialogo interreligioso ha elogiato i propositi della mostra, evidenziando come «l’ebraismo sia una realtà vivente».

     

    La mostra è intrisa di storia e cultura ebraica. In un trattato del Talmud vengono raccontate «le tre formule principali con cui si stringe il  rapporto matrimoniale originariamente: denaro, la copula, l’unione, la coabitazione, e il vero e proprio contratto. Di queste è rimasta la formula del denaro, che poi si è trasformata in un bene che abbia un valore anche se minimo e che poi è rappresentata dall’anello che si è divulgato e si è andato ad estendersi a tutte le culture» ha spiegato Rav Spagnoletto.

     

    Non mancano preziosi documenti come l’album di dediche del drammaturgo Sabbatino Lopez che donò al fratello, in occasione del matrimonio, un albo con dediche di suoi amici, personaggi al vertice della cultura dell’epoca, quali Giovanni Pascoli, Giovanni Verga, Giosuè Carducci. «Un dono per il matrimonio ebraico tra i più particolari e forse tra i più preziosi» secondo Rav Spagnoletto, e che da oggi si potrà ammirare anche virtualmente.

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