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    Terra bruciata. Un docufilm da non perdere per non dimenticare le stragi nazifasciste

    di Alan Baumann

    “Terra Bruciata” è un docufilm dal quale lo spettatore non riesce ad allontanarsi, sebbene la voglia di scappare – come quella degli ebrei e delle popolazioni martoriate allora – lo suggerirebbe.

    Dopo l’8 settembre 1943 l’Italia è invasa dai nazisti. Mentre le truppe alleate puntano verso il nord del paese dopo i loro sbarchi, i tedeschi in fuga perpetrano sanguinosi massacri alla gente inerme, senza alcuna motivazione. Inventano anche lo sfottò di leggere presunte condanne decretate da chissà quali tribunali, prima di sparare un colpo di mauser alla nuca degli innocenti per poi “ratificare” l’eccidio con una mitragliata. Lo scenario è sadico, disumano, storicamente reale. I tedeschi basano la loro forza sulla paura cui le persone – principalmente cittadini del Casertano – sono stati sottoposti. Alla loro fuga, uccidono prima tutti i maschi, poi i paesi già saccheggiati vengono rasi al suolo. Con i nazisti in ritirata è iniziato il calvario di antichi borghi: dal sud al nord dello Stivale.

    Il lavoro di Luca Gianfrancesco è uscito all’inizio del 2018 e da allora è stato presentato non soltanto nelle sale cinematografiche, ma anche e con la entusiasta soddisfazione dell’autore-regista, presso alcune scuole ed in occasioni specifiche alla trama di “Terra Bruciata”. E’ un susseguirsi di testimonianze e scene interpretate. Dalla realtà vista da giovani, ai ricordi raccontati oggi con le stesse emozioni vissute allora.

    In occasione del 75° anno dalla liberazione di Roma dal nazifascismo, il film è stato proiettato presso il Palazzo dei Gruppi Parlamentari della Camera dei Deputati. Nel dibattito moderato dalla giornalista Conchita Sannino che è seguito alla proiezione, sono intervenuti oltre al regista Gianfrancesco, l’Ambasciatore tedesco Viktor Elbling, Enrico Bufalini dell’Istituto Luce Cinecittà (distributore di “Terra Bruciata”, Vincenzo Calò dell’Area Sud dell’ANPI, Vito Maria D’Adamo del MIBAC e gli storici Giovanni Cerchia, Giuseppe Angelone e Isabella Insolvibile.

    Hanno partecipato anche le testimoni Graziella Di Gasparro e Grazia (Ziva) Modiano Fischer. Entrambe hanno raccontato alcuni episodi della loro storia, come se si trattasse di due deposizioni. La Modiano Fischer ha anche chiesto ai presenti di adoperarsi per continuare a raccontare, specialmente oggi, in un mondo dove l’antisemitismo ed il razzismo sono in continua crescita. Il paese di Tora – ha aggiunto –, che “stranamente” con un accento diventa Torah (parte delle Leggi Bibliche per gli ebrei), è l’unico al mondo dove gli ebrei che vi si rifugiarono, uscirono più numerosi, per la nascita di due bambini.

    Il docufilm sta per diventare un DVD che consigliamo a tutti, grandi e piccini, di avere.

    Trama di “Terra Bruciata”

    La mattina del 1° novembre 1943, a Conca della Campania, un minuscolo borgo della provincia di Caserta, 19 civili vengono trucidati da una pattuglia di militari tedeschi. Graziella Di Gasparro, figlia di uno dei caduti, lotta da anni per tener viva la memoria di quell’eccidio dimenticato. L’assassinio del padre di Graziella fu il terribile epilogo della brutale occupazione del territorio che l’esercito tedesco mise in essere in tutta la Campania centrosettentrionale, a partire dall’8 settembre, data dell’armistizio. Il casertano – primo territorio italiano ad essere dichiarato “Zona di Operazioni” – dovette sperimentare la devastante onda d’urto delle leggi di guerra germaniche che si accanirono contro la popolazione civile. L’esautorazione delle istituzioni, le razzie dei beni di consumo, il rastrellamento e la deportazione degli uomini abili verso i campi di lavoro in Germania – furono circa 21.000 – la devastazione degli impianti produttivi e delle abitazioni civili sono le condizioni nelle quali maturarono le ragioni che diedero vita alle prime azioni di resistenza organizzate dai civili in Italia. Dopo le Quattro Giornate di Napoli, a Riardo, un piccolo centro a pochi chilometri da Capua, una banda Partigiana riesce a scacciare con le armi i tedeschi dalla cittadina. Mentre le istituzioni e gli abitanti di Tora e Piccilli, con il silenzio, salvano una cinquantina di ebrei dalla deportazione, tra i quali Grazia Modiano Fischer e sua sorella Jole. E’ proprio in risposta a questa insubordinazione, ormai diffusa sul tutto il territorio, che i comandi tedeschi danno libero sfogo a un inedito campionario di violenze contro la popolazione civile, il primo laboratorio di future violenze che devasteranno il paese. Da qui nasceranno anche alcune delle prime forme di resistenza, ribellione e solidarietà, segni del nostro ‘Secondo Risorgimento’, da cui nascerà l’Italia democratica. La lotta di Graziella di Gasparro, dopo oltre 70 anni dalla strage di Conca, può trovare oggi la sua rivendicazione.


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