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    Rita Orlandi “Giusto tra le Nazioni”. Storia di un salvataggio nella Viterbo dell’Italia occupata

    Toccante manifestazione all’Università degli Studi della Tuscia: consegnata a Rita Orlandi l’onorificenza di “Giusto tra le Nazioni” da parte di Smadar Shapira, Consigliere degli Affari Pubblici dell’Ambasciata d’Israele, per conto dello Yad Vashem. L’iniziativa è stata resa possibile grazie alla volontà del Rettore Stefano Umbertini ed è stata organizzata dagli studiosi Luca Bruzziches e Tommaso Dell’Era.

    Il motivo di tale riconoscimento va ricondotto al fatto che Rita (allora adolescente) al momento dell’arresto di tutta la famiglia Di Porto da parte dei nazisti stava custodendo il piccolo Silvano Di Porto; avvertita da un conoscente, ebbe la prontezza di riflessi di allontanarsi nella campagna circostante. Era il 2 dicembre 1943. Nei mesi successivi, fino alla liberazione, la famiglia Orlandi, a proprio rischio e pericolo, nascose il bambino ormai rimasto solo, per poi riconsegnarlo, dopo la guerra, alle zie e alla nonna.

    L’evento ha visto la partecipazione, tra gli altri, dei rappresentanti dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane con il Segretario generale Uriel Perugia e della Comunità Ebraica di Roma con la Presidente Ruth Dureghello e con Claudio Procaccia, Direttore del DiBAC, oltre a quella particolarmente commovente di Angelo Di Porto, figlio di Silvano, e di Mauro Corbucci, figlio di Rita, che si sono uniti in un abbraccio fraterno.

    Hanno preso parte alla cerimonia personalità quali il Commissario straordinario del Comune di Viterbo, Antonella Scolamiero, mentre la coordinatrice nazionale per la lotta all’antisemitismo, la Prof.ssa Milena Santerini, ha inviato un importante video messaggio. Ruth Dureghello ha sottolineato come ancora oggi in Italia, in alcuni ambienti, gli ebrei siano percepiti come estranei, lontani, fuori dal contesto sociale. In realtà, questi hanno partecipato a tutte le fasi della costruzione del Paese, quando non discriminati, perseguitati e uccisi.

    Da altri interventi è emersa l’importanza dell’eredità morale dei “Giusti” come esempio di estremo civismo in una delle fasi più drammatiche della storia dell’Umanità. È stato tuttavia sottolineato come una società dove l’allarme sociale sulle dinamiche violente è alto non ha bisogno di “Giusti” e che la partecipazione alla vita pubblica per il rispetto dei diritti fondamentali della persona è una tema ancora di primaria importanza. 

    Il monito vale per ogni generazione ma soprattutto per quelle più giovani che si stanno formando e che dovranno porre le basi per una società migliore di quella che hanno trovato.

     

    Per saperne di più: http://www.connessioni.disucom.unitus.it/2022/01/31/la-storia-delle-famiglie-anticoli-di-porto-e-di-veroli-a-viterbo-durante-il-periodo-fascista/?fbclid=IwAR1uUVcvyMabDbsQjKU3NP7yFtgVsubCE9X0cmOj4qs0JvNOK1SjYygHIb0

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