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    Che cosa significa la crisi ucraina per Israele

    In Italia la politica è distratta da un’occasione interna importante come l’elezione del Presidente della Repubblica, ma nel mondo l’attenzione degli osservatori politici si concentra su un tema del tutto diverso: la Russia invaderà l’Ucraina? E che accadrà in questo caso? Come reagiranno i paesi europei e gli Usa? Che conseguenze politiche ed economiche ci saranno per l’Europa? I segnali di guerra sono sempre più forti: evacuazione del personale delle ambasciate, rifornimenti militari di diversi paesi europei (Gran Bretagna, Polonia, paesi baltici) all’Ucraina, mobilitazione delle truppe russe ai confini dell’Ucraina e manovre aggressive, discorsi per nulla concilianti da parte di Putin, allarmi americani su un possibile tentativo russo di colpo di stato in Ucraina…

     

    La crisi ucraina è però solo uno dei punti caldi del mondo in cui la Russia è coinvolta in un possibile confronto. Un altro è la Siria, dove i russi sono alleati dell’Iran e proteggono il regime di Assad, che sta cercando di riprendere il controllo del suo territorio dopo un decennio di guerra civile. È un gioco complesso: la Russia è fornitrice militare di Iran e Siria, ma la seconda è sotto la sua protezione condivisa non senza conflitti con l’Iran; la Russia vende armi non solo alla Siria, ma anche all’Iran e alla Turchia, che è avversaria di quest’ultima. I rapporti fra Russia e questi ultimi due stati non sono di alleanza vera e propria, ma di commercio militare sempre più importante e per l’Iran anche di protezione, per esempio nelle trattative sul nucleare.

     

    In questo quadro agisce Israele, il cui obiettivo è quello di disinnescare la minaccia iraniana, sia impedendo che diventi nucleare (e si moltiplicano i preparativi resi pubblici per una difficile operazione di distruzione degli impianti in cui si sta costruendo l’arma atomica), sia bloccando l’importazione di armi avanzate e truppe che l’Iran sta tentando in Siria, fino ai confini di Israele, con frequenti attacchi a trasporti, magazzini, fabbriche militari iraniane in Siria. La Russia ha sostanzialmente accettato di restare fuori da questa “battaglia fra le guerre” di Israele contro l’Iran sul territorio siriano, anche se talvolta ha espresso condanna e insofferenza per le operazioni israeliane. Ora però c’è stato un annuncio che sembra implicare un cambio radicale di questa politica. La Russia ha infatti dichiarato di aver iniziato pattugliamenti comuni con l’aviazione siriana, il che significa che il lavoro degli aerei di Israele, che devono colpire le basi dell’Iran sul territorio siriano ma non vogliono certo trovarsi a combattere contro i russi, diventa molto più difficile. È una scelta di schieramento da parte russa? Il tentativo di imporre in maniera più assertiva il proprio potere di veto sui territori che Putin considera nella propria sfera di influenza? C’è un rapporto con l’Ucraina?

     

    Israele si trova anche a dover decidere che cosa fare se partirà l’invasione russa in Ucraina. Si sa che sono stati predisposti dei piani di evacuazione della comunità ebraica di quel paese, se la situazione peggiorasse. Ma a parte questo, come comportarsi quando un governo amico, fra l’altro con un presidente ebreo, venisse assaltato? La politica tradizionale di Israele in questi casi è la neutralità. Ma se vi fosse una concentrazione militare nell’Europa orientale, non ci potrebbero essere contraccolpi in Medio Oriente? L’Iran o qualcuno dei movimenti terroristi che ne dipendono, come Hezbollah, Hamas, gli Houti dello Yemen, non potrebbero cercare di approfittare della confusione per colpire Israele? O al contrario, non potrebbe essere Israele ad approfittare della situazione per eliminare l’arsenale nucleare iraniano? È impossibile rispondere. Certamente bisogna guardare alla situazione internazionale con grande preoccupazione, perché essa potrebbe travolgere gli equilibri strategici attuali. Per l’Italia, i cui confini distano meno di mille chilometri dall’Ucraina e che dipende dalle forniture energetiche russe, ma anche per Israele, che incontrerà ormai gli aerei russi al confine del Golan.

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