Skip to main content

Ultimo numero Novembre – Dicembre 2024

Scarica il Lunario 5785

Contatti

Lungotevere Raffaello Sanzio 14

00153 Roma

Tel. 0687450205

redazione@shalom.it

Le condizioni per l’utilizzo di testi, foto e illustrazioni coperti da copyright sono concordate con i detentori prima della pubblicazione. Qualora non fosse stato possibile, Shalom si dichiara disposta a riconoscerne il giusto compenso.
Abbonati







    Da favola per bambini a parabola sull’antisemitismo, la storia sommersa di Bambi

    E se la favola di Bambi non fosse in realtà una favola per bambini, ma qualcosa di più profondo? Questo è quanto emerso dall’ultima traduzione del romanzo scritto nel 1923 da Felix Salten. Infatti, secondo quanto riportato qualche giorno fa dal The Guardian, il racconto originale di Bambi, adattato dalla Disney nel 1942, è in realtà un romanzo esistenziale sulla persecuzione e l’odio antisemita nell’Austria degli anni Venti.

     

    Quindi tutt’altro che un libro per bambini. Salten con la pubblicazione di Bambi, una vita nei boschi cercò di avvertire il mondo del trattamento disumano e la precarietà degli ebrei e di altre minoranze in quello che allora era un mondo sempre più fascista.

     

    Come ha spiegato al quotidiano inglese Jack Zipes, professore emerito di letteratura tedesca e comparata all’Università del Minnesota e traduttore del libro di prossima uscita, il romanzo “è un libro sulla sopravvivenza nella propria casa”. Infatti dal momento in cui nasce, il piccolo cerbiatto è costantemente minacciato dai cacciatori che invadono la foresta e attaccano indiscriminatamente. Diventa così evidente come gli animali della foresta stiano vivendo la loro vita nella paura. “Tutti gli animali sono stati perseguitati. E penso che ciò che scuote il lettore è che ci sono anche alcuni animali che sono traditori, che aiutano i cacciatori a uccidere” sottolinea il professore.

     

    Il regime nazista già nel 1935 aveva colto il messaggio lanciato dal giornalista austriaco. Il libro fu bandito dai nazisti, che lo consideravano un’allegoria politica sul trattamento degli ebrei in Europa e lo bruciarono come propaganda ebraica.

     

    E infatti non è la prima volta che viene utilizzata l’allegoria degli animali, come ricorda Zipes. Lo stesso Orwell con La Fattoria degli Animali nel 1945 pose l’attenzione sugli eventi che portarono alla Rivoluzione russa e successivamente all’era staliniana dell’Unione Sovietica. E in questo caso Salten riuscì a superare i preconcetti negativi e i pregiudizi che i lettori nutrivano sugli ebrei.

     

    “Penso che avesse previsto l’ Olocausto. – sostiene il Professor Zipes –  Aveva sofferto molto da ragazzo per l’antisemitismo e a quel tempo, in Austria e in Germania, gli ebrei erano accusati della perdita della prima guerra mondiale. Questo romanzo è un appello a dire: no, questo non dovrebbe succedere.”

     

    E quindi come si è arrivati al messaggio poi trasmesso con il classico Disney del 1942? La traduzione inglese originale, pubblicata nel 1928, a quanto pare ha attenuato l’antropomorfismo di Salten, nel quale, spiega Zipes “gli animali hanno un modo meraviglioso di parlare, il che ti fa sentire come se fossi in un caffè viennese”, trasformando così il messaggio lanciato dall’autore, facendola diventare una storia di conservazione degli animali che vivono in una foresta. La stessa versione che poi sarebbe stata trasposta sul grande schermo da Walt Disney, che amava le storie di animali.

     

    E in qualche modo Salten attraverso la sua opera aveva previsto quella che sarebbe stata la sua vita. Privato della cittadinanza austriaca dai nazisti dopo essere fuggito in Svizzera a seguito dell’annessione del 1938, trascorse i suoi ultimi anni “solo e disperato”, proprio come Bambi, senza un posto sicuro da chiamare casa.

    CONDIVIDI SU: