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    Israele, l’Eurovision e l’amore per vita. Anche grazie alla musica

    Il grandissimo entusiasmo con cui gli israeliani hanno accolto l’Eurovisione somiglia a quello della vittoria dell’anno scorso e soprattutto a quello che accompagnò la partenza del Giro d’Italia. Non che gli israeliani siano in genere gran ciclisti (salvo che sui viali di Tel Aviv, dove le biciclette sono un pericolo pubblico, ma soprattutto quelle elettriche). E neppure che amino molto la musica leggera internazionale, soprattutto dopo la svolta rap: le canzoni israeliane sono in genere molto più belle. Ma ogni occasione di divertimento, di normalità, di contatto amichevole col mondo è vista con immensa simpatia, cercata come un obiettivo importante. Che contrasto questo tifo sportivo e canoro, con i lugubri cortei di Gaza e di Ramallah, in cui si inneggia alla morte e si portano in corteo missili e armi da fuoco… Il fatto è che gli israeliani vogliono davvero la pace, amano piacere e stare bene, adorano la socialità, sono curiosi e aperti al mondo. Se nei cento anni di guerra che hanno subito dall’inizio del terrorismo organizzato arabo avessero potuto chiudere la partita e conquistare la tranquillità e magari anche l’amicizia dei loro vicini, l’avrebbero fatto volentieri. Anzi ci hanno provato più volte, accettando anche le dure condizioni delle spartizioni proposte dalla Gran Bretagna, dall’Onu e poi dagli Stati Uniti. Ma non hanno mai avuto l’accordo dell’altra parte, che ha sempre rifiutato non solo l’amicizia, ma anche ogni accordo di pace. Perché le cose vanno così? L’ha spiegato qualche anno fa un importante dirigente di Hamas rivolgendosi agli israeliani in un comizio: “Noi amiamo la morte quanto voi amate la vita” (se non ci credete, il video è qui: https://www.youtube.com/watch?v=RTu-AUE9ycs ). Per questo si avvelenano l’esistenza e provocano lutti a non finire. Ma perdono, perché ci si difende meglio amando la vita (e anche il ciclismo e le canzonette) invece che desiderare la morte.

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