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    Roma, i suoi cittadini e il 16 ottobre

    Nella memoria pubblica dei romani, il 16 ottobre è la “Razzia del Ghetto”, una descrizione che è una tipica trappola mnemonica. E’ come se, circoscrivendo l’operazione al solo quartiere ebraico, i romani non ebrei volessero espungerla dalla storia della città, come se non avesse coinvolto il resto del tessuto urbano, come se i non ebrei non avessero visto, o non avessero potuto vedere. Insomma qualcosa che riguarda gli “altri”: i nazisti e gli “altri” per eccellenza: gli ebrei. Un artificio lessicale che rivela una cattiva coscienza, la cattiva coscienza di una cittadinanza che, complessivamente, non solo ha visto, non solo ha capito ciò che accadeva, ma che non ha fatto nulla per impedirlo. Più di 1200 persone arrestate, dal centro all’estrema periferia, 1022 deportate dopo due giorni di attesa al Collego militare, a poche centinaia di metri dalla Città del Vaticano, e poi partite, in pieno giorno, dalla Stazione Tiburtina. E’ solo un caso che non ci siano fotografie della razzia? E’ possibile che nessuno abbia fotografato una retata che coinvolgeva donne, uomini e bambini di questa città? Oppure, ancora una volta, è la cattiva coscienza di chi vide e non reagì a tenere nascoste quelle foto che, con grande probabilità, furono scattate? Sicuramente la città fu presa di sorpresa, così come gli ebrei, dagli arresti: ma certo non si può dire lo stesso delle operazioni successive, che si conclusero solo il 18 con la partenza del treno da Tiburtina.

     

    Ma i romani non ebrei furono solo spettatori quel tragico 16 ottobre?

     

    Sono labili, molto labili, ma alcune tracce della presenza di non ebrei durante la razzia a fianco dei nazisti esistono. Una riguarda Paolo F. Questi era una guida turistica che, per il suo lavoro, conosceva benissimo i molti ricordari ebrei del centro. Secondo uno di essi, Paolo era un accanito antisemita e già prima del 1943 era entrato in contrasto con alcuni di essi. Il 16 ottobre fu visto all’interno di una macchina con ufficiali nazisti che si dirigeva “verso via Arenula”. Tenendo conto che Paolo F., nel 1944, denunciò numerosi ricordari ai soldati tedeschi a cui faceva da cicerone, il dubbio che il 16 ottobre sia stato ingaggiato per guidare i nazisti durante la retata è più che giustificato.

     

    Nel libro dedicato all’opera della Guardia di Finanza in favore degli ebrei e delle vittime del nazismo, si legge la testimonianza del sottotenente Giacinto Lauro, che a metà di ottobre era di servizio del comando della GdF, che probabilmente si trovava esattamente dove si trova ora, a viale XXII aprile. La testimonianza dice che due donne ebree, rinchiuse nel parlatoio della caserma, implorarono l’ufficiale di lasciarle andare. “Approfittando della confusione che regnava e poiché la vigilanza era in gran parte a noi devoluta, le feci uscire dal parlatoio allievi, accompagnandole alla porta posteriore della caserma, da dove si allontanarono.”  Insomma che era successo? E’ estremamente probabile che i nazisti abbiano obbligato i finanzieri ad aprire la caserma e mettervi dentro gli ebrei arrestati, in attesa che arrivassero i camion. Tutto questo sembra avere un senso. Portare al Collegio militare 1200 persone vuole dire impegnare decine di camion, che sicuramente i nazisti non avevano. Ergo i camion dovevano andare e tornare dal Collegio. Era quindi normale che i nazisti cercassero dei luoghi sicuri dove rinchiudere le loro vittime, e affidassero la custodia a coloro che ritenevano affidabili: degli uomini in divisa. Un’altra testimonianza parla di un’ulteriore caserma, questa volta a Trastevere, e anche in questo caso, probabilmente, la logica fu la stessa: chiudere gli ebrei nel primo posto disponibile.

     

    Infine, Giacomo Debenedetti, nel suo “16 ottobre 1943”, ha scritto:  “La città era stata divisa in parecchi settori […] Di primo mattino, quando li trovavano ancora chiusi, le SS se li facevano aprire da poliziotti italiani”

     

    Tracce labili, sicuramente, che non rivelano una collaborazione istituzionale o pianificata, ma probabilmente improvvisata e in alcuni casi forzata. Tuttavia è incredibile che la memoria dei non ebrei abbia cancellato la Razzia, è incredibile che le loro testimonianze si contino sulla dite di una mano, e incredibile, ma forse non troppo. Forse è solo un caso di cattiva coscienza.


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