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    Impossibile neutralità: sulla ricostruzione della grande sinagoga di Amburgo

    Tra le sinagoghe che nella storia tedesca hanno avuto un ruolo importante dal punto di vista politico-religioso e artistico bisogna enumerare quella costruita al Bornplatz, nella città anseatica di Amburgo, vicina a quella università che ha avuto come presidente il famoso filosofo ebreo Ernst Cassirer il quale teneva i suoi seminari nell’edificio difronte ad essa. Era una giovane università, se paragonata ad altre europee, ma che ha avuto, dall’inizio nel 1919 fino all’ascesa dei nazionalsocialisti, un considerevole numero di studiosi e professori ebrei, poi costretti all’esilio o alla deportazione nei campi di concentramento.             

    La grande sinagoga di Amburgo è stata una delle più grandi e belle costruzioni ebraiche in Europa. Costruita in stile neoromanico nell’arco di due anni e consegnata alla comunità il 13 settembre 1906, riecheggiava lo stile delle chiese contemporanee, interpretato quasi come segno della sperata raggiunta parità dei diritti. Poteva ospitare 1200 ebrei, di cui 500 donne, separate dagli uomini secondo il rito ortodosso. Nelle vicinanze, nel Grindelhof, fu costruita nel 1911 la scuola del Talmud Torah, un edificio che ancora oggi si è conservato, resistendo così alla mania selvaggia distruttiva nazista. Tra gli eventi da ricordare è l’insediamento del rabbino capo Joseph Carlebach, nel 1936, famoso filosofo, studioso, e matematico, che fu deportato a Jungfernhof, e ivi assassinato. 

    Nella barbara notte dei cristalli (10, novembre 1938), la sinagoga fu considerabilmente danneggiata e all’interno totalmente distrutta dal fuoco, compreso il rotolo della Torah, il cui Aron ha-Qodesh era stato donato alla comunità dalla famosa famiglia Warburg. La struttura portante della sinagoga, rimasta sostanzialmente sana, fu distrutta nella prima metà del 1939, seguendo le disposizioni dei governanti della città, a cui lo spazio apparteneva per diritto di  riacquisto, nel caso, per l’appunto avvenuto, in cui lo scopo dell’edificio non era più perseguibile. Nel 1986 la piazza venne ristrutturata e seguendo un disegno dell’artista Magrit Kahl, venne approntato un mosaico dove si rappresentano la planimetria e il soffitto a volta della sinagoga. Le dimensioni dell’edificio sono rappresentate dalla pavimentazione a mosaico scuro, le linee del soffitto a volta sono evidenziate da pietre di granito nero levigato. 

    A seguito dell’infame attacco alla sinagoga di Halle, avvenuto il 9 ottobre 2019, in un dibattito della cittadinanza di Amburgo (il parlamento della città stato tedesca), il capo della frazione dei Verdi Anjes Tjarks fece la proposta di ricostruire la grande sinagoga amburghese, distrutta dai nazisti. La proposta venne accettata e nel gennaio 2020 fu ratificata, con un ingente contributo della repubblica federale di ben di più 60 milioni di euro, sotto condizione della corrispondente partecipazione della città e di altri donatori dell’equivalente della somma messa a disposizione.

    Il tutto potrebbe essere una bella storia se non fosse così complicata e piena di ricordi e momenti terribili del passato ebraico-tedesco che, anche se talvolta sopito, ritorna violentemente sul palcoscenico di una tragedia vissuta in modo perenne nella sua atrocità. La proposta della città di Amburgo di ricostruire l’edificio, venne accettata con entusiasmo (non senza voci contrarie) dal consiglio della comunità ebraica insieme al suo presidente Philip Stricharz e dal rabbino capo Shlomo Bistritzky. La reazione in Germania ed in Israele, fatta presente da ebrei e non ebrei, è stata molto polemica, in una questione ritenuta appunto molto controversa. Alcuni, tra cui storici israeliani e tedeschi, hanno parlato di “mancanza di pietà” nei confronti delle vittime della Shoah. Chi sostiene l’iniziativa è stato tacciato di revisionismo, perché vuole mettere una pietra tombale sul passato nazista. È stato insinuato che si voglia ricostruire sul passato dimenticando cosa sia successo. Sono stati pubblicato appelli di insigni storici e studiosi facendo notare che la storia non possa essere rivista, ma esser accettata così come è. Una ricostruzione della grande sinagoga avrebbe il risultato di atti criminali resi così invisibili, rendendo più difficile la memoria.  La reazione è da una parte giustificata. Dall’altra, si erge a barricata di chi ha difeso la memoria attuale, fatta da uomini e non da monumenti, che testimoniano la loro religione basandosi sulla presenza efficace, non sul monumento “negativo” al passato tremendo e tragico, sull’essere attivi in un momento particolare della vita tedesca, dove l’antisemitismo sembra esser tornato virulento come non mai. Un monumento “negativo” non serve generalmente a frenare la furia patologica. La presenza vitale potrebbe invece esser parte di una vita concreta, religiosa, pluralistica e integrante, una testimonianza attiva aperta al futuro. 

    La ricostruzione della grande sinagoga non è fatto cultuale ovviamente dato e concesso, essa è la pietra d’inciampo e simbolo di un passato della cercata integrazione ebraica nella società tedesca, finita nel terrore voluto e cercato in nome di quella Germania che ha provocato solo distruzione, morte e dolore. La ricostruzione potrebbe esser un segnale per corroborare la vita ebraica amburghese e tedesca, non fondandosi su memorie di monumenti negativi, che possono esser e rimanere ignorati. La decisione è difficile, perché la neutralità nel rapporto tedesco-ebraico è impossibile. Si tende infine ad una soluzione sapendo che l’altra sarebbe anche auspicabile. Ma la vita ha bisogno di decisioni, coraggiose, audaci, piene di speranza. 

     

    Knackstedt & Näther – cartolina postale  (Stiftung Historische Museen: https://www.facebook.com/HamburgMuseum/photos/a.223987237635209/3818904871476743/) Synagoge am Bornplatz, Hamburg 1906

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