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    “Definirmi antisemita? È un’infamia”. L’intervista di Shalom a Matteo Salvini

    “Antisemita”. Un aggettivo “inaccettabile” per Matteo Salvini, tanto che il leader della Lega ha denunciato formalmente per diffamazione Carlo De Benedetti che lo ha definito “antisemita e xenofobo” rispondendo alle domande di Lilli Gruber in un’intervista del 2018.  Così il 28 giugno Salvini si è presentato come parte civile a Cuneo al processo contro De Benedetti, e Shalom lo ha intervistato sulle ragioni della denuncia, sull’antisemitismo dilagante in Europa e sul ruolo della politica.

     

    Ieri in tribunale si è discusso della sua querela nei confronti di Carlo De Benedetti, che nel 2018 l’aveva definita antisemita. Perché ha ritenuto di non soprassedere ma di procedere con denuncia formale?

     

    Le critiche politiche le accetto da sempre, anche se pesanti e infondate, fanno parte della politica. e della vita. L’aggettivo antisemita invece proprio no, lo ritengo un’infamia pesante e inaccettabile, allora come ora. Con la storia, la sofferenza e gli stermini di milioni di persone non si può scherzare o fare finta di niente.

     

    In virtù di questa posizione netta contro l’antisemitismo. Che ne pensa dei nuovi rigurgiti antisemiti in Europa? Quali azioni si possono intraprendere contro i movimenti neonazisti e antisionisti dilaganti in Europa?

     

    Sono preoccupato e da tempo lavoriamo a stretto contatto con tante Comunità e associazioni ebraiche, in Italia e soprattutto in Europa, dove troppo spesso c’è un brutto clima alimentato dall’estremismo, di sinistra, di destra o islamista. Come si contrastano violenza e ignoranza? Con l’educazione, con la cultura, con la severa condanna di violenze, discriminazioni, abusi e negazioni di verità storiche. Che errore per l’Europa negare nella sua “Costituzione” le proprie radici giudaico cristiane per obbedire al politicamente corretto di certa sinistra! Dobbiamo ricordarci chi siamo e da dove veniamo. Quello che è stato negato da burocrati e politici a Bruxelles, è invece riconosciuto nella Carta Costituzionale del Marocco, che cita l’ebraismo fra le sue culture fondanti, e ha portato anche sui banchi di scuola l’insegnamento della storia e cultura ebraica. Un’Europa che rinnega le sue radici presta il fianco ad estremisti e negazionisti. Fondamentale poi è la difesa di Israele, della sua libertà, sovranità, legittimità e diritto all’esistenza, ancora oggi messe in discussione, aggredite e discriminate.

     

    Chi la critica lo fa sulla base delle sue alleanze in Europa, soprattutto quella con Marine Le Pen.

     

    Marine non è come suo padre, ha una diversa cultura e apertura, ha spirito di inclusione e lavora per l’integrazione, nel rispetto di identità e radici diverse. La nostra è un’alleanza basata su un’idea di un’Europa diversa, moderna, solidale e rispettosa di economie, tradizioni e culture, fondata su famiglia, lavoro, innovazione e progresso. L’immigrazione clandestina e di massa, molto spesso da paesi islamici, non aiuta sicuramente.

     

    Lei ha sempre rivendicato il suo rapporto di amicizia con Israele e personale con Netanyahu. Come vede il nuovo governo israeliano? La posizione della Lega di vicinanza resterà immutata?

     

    Vale lo stesso discorso che ho fatto per gli Stati Uniti: indipendentemente da chi guida il Paese, l’Italia non cambia alleanze e la Lega non cambia amicizie. Certo, ho conosciuto personalmente e apprezzato Netanyahu, per cui nutro profonda stima, ammirazione e rispetto, peraltro confermate anche dal voto degli israeliani pochi mesi fa. Ma in politica, in Israele come in Italia, non sempre basta vincere le elezioni per governare… A prescindere dai partiti comunque, finito il dramma del Covid spero di tornare presto in visita in Israele, un Paese che adoro, un Paese giovane, democratico, inclusivo e attaccato solo da quelli che non lo conoscono.

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