Il governo belga ha deciso di togliere la protezione dell’esercito presso gli edifici delle istituzioni ebraiche dal prossimo primo settembre.
Una scelta che sta facendo molto discutere e che arriva dopo l’abbassamento a “livello medio” della minaccia alla sicurezza secondo l’Unità di coordinamento per l’analisi delle minacce (CUTA) del governo.
La presenza dell’esercito negli edifici ebraici era entrata in vigore dopo gli attacchi terroristici di Bruxelles e la strage al Museo ebraico.
“Finora il governo belga è stato esemplare nella protezione delle comunità ebraiche – ha dichiarato Rav Menachem Margolin, presidente dell’Associazione ebraica europea – Abbiamo indicato l’esempio belga come un esempio da emulare da altri Stati membri. Per questa dedizione nel mantenerci al sicuro abbiamo sempre espresso la massima gratitudine e apprezzamento. È anche per questa dedizione che la decisione di rimuovere l’esercito il 1° settembre non ha senso. A differenza delle ambasciate statunitensi e israeliane, le comunità ebraiche non hanno accesso ad alcun apparato di sicurezza dello Stato. Non solo, ma mentre la minaccia può essere media per il Belgio, per gli ebrei la minaccia è sia grave che probabile secondo i dati forniti al governo dalla propria agenzia, l’Unità di coordinamento per l’analisi delle minacce”.
La decisione è stata presa senza consultare le comunità ebraiche ne proporre adeguate alternative.
“L’antisemitismo è in aumento in Europa, non in diminuzione – continua Rav Menachem Margolin- Il Belgio, purtroppo, non ne è immune. La pandemia, la recente operazione di Gaza e le sue ricadute stanno preoccupando già abbastanza gli ebrei. Peggio ancora, invia un segnale agli altri paesi europei affinché facciano altrettanto. Esorto il governo belga a riconsiderare questa decisione o almeno a offrire una soluzione”.