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    Zeruya Shalev, la poetessa del dolore

    Zeruya Shalev nasce nel 1959 in un Kibbutz. Attualmente vive a Gerusalemme dove lavora come scrittrice, editrice e poetessa. Tra i suoi libri, pubblicati in Italia troviamo: Una relazione intima, testo che l’ha ufficialmente consacrata alla scrittura facendole guadagnare il “Golden Book Prize” dell’unione degli scrittori Israeliani. Una storia coniugale (Frassinelli 2001), Dopo l’abbandono (Frassinelli 2007), Quel che resta della vita (Feltrinelli 2013) e Dolore (Feltrinelli 2016). Nel 2004 rimane coinvolta in un attentato suicida a Gerusalemme, questo evento segnerà particolarmente la scrittrice, non a caso Iris, la protagonista di Dolore, è vittima dello stesso destino. 

    Apprezzata e tradotta in molte parti del mondo Zeruya, rappresenta un genere di scrittura molto particolare; nervosa, ritmata quasi futurista che lascia senza fiato. Una sorta di stream of consciousness alla Joyce.  Una penna in grado di narrare la complessità dei sentimenti con introspezione e lucidità senza pietismi. I suoi romanzi, conditi di dettagli psicologici rendono l’esperienza di lettura un viaggio multisensoriale che permette al lettore di entrare in contatto con la parte più profonda del proprio io, riuscendo a tratti a sfiorarlo. Luci ed ombre di ogni essere umano ma soprattutto di ogni relazione. Dolore, si configura come la perfetta definizione della sua produzione letteraria: Iris, ha cinquant’anni, il dolore, è un sentimento con cui ha dimestichezza e può attribuirlo a più cause. Dolore per la prematura perdita del suo amatissimo padre, caduto durante la guerra del Yom Kippur. Dolore, come quello che sente sulla ferita che le ha prodotto l’attentato di cui è stata vittima dieci anni prima. Un dolore che porta nel fisico ma anche nella sua anima. Dolore per Eitan, il primo grande amore della sua vita che torna dal passato per sconvolgerle il presente, portando con sé tante parole non dette. Il dolore che prova per Alma, la sua figlia ribelle e sfuggente con cui ormai intrattiene un rapporto al limite del dialogo. Dolore per il rapporto con il marito a cui non sa dare né una forma né un nome, ingrigito dalla monotonia. Iris non è felice, ma forse la vita le presenta una possibilità inaspettata, forse può sentirsi viva ancora una volta. Ma quanto è caro il prezzo da pagare per sentirsi di nuovo felici? Il dolore di Iris, infatti, sembra essere sempre capace di  mutare, trasformandosi in una forma d’amore totalizzante, e riuscendo a confondere il confine tra dolore e amore, che si fa sempre più labile in tutte le sue forme. Un racconto in terza persona capace di entrare nelle pieghe dell’anima del lettore, che lo avvolge capitolo dopo capitolo tentando di dare un senso alla complessità delle relazioni umane. Il dolore del personaggio diventa il dolore di chi accoglie la storia e la fa sua. Un romanzo di una profondità disarmante, che apre un interrogativo senza fine: che cos’è davvero la felicità?

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