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    “Roma. Nascita di una capitale 1870-1915”. Anche la storia degli ebrei romani nella mostra a Palazzo Braschi

    Con la breccia di Porta Pia del 20 settembre 1870 si completava l’unificazione d’Italia e per gli ebrei romani, per secoli segregati all’interno del ghetto, cominciava un nuovo corso che molto lentamente li avrebbe portati a far parte in maniera più diffusa della vita sociale e culturale della città.  

    Da questo fondamentale momento storico prende avvio la mostra Roma. Nascita di una capitale 1870-1915 a cura di Federica Pirani, Gloria Raimondi e Flavia Pesci fino al 26 settembre a Palazzo Braschi, che ricostruisce quei decenni attraverso 600 opere tra dipinti, sculture, documenti e filmati. Infatti, l’arco temporale preso in considerazione è quello che va da quel 20 settembre, rievocato attraverso un imponente dipinto di Michele Cammarano, alla prima guerra mondiale con alcuni dipinti interventisti di Giacomo Balla; poco più di quarant’anni che hanno modificato dal punto di vista urbanistico e sociale la città.   

     

    La creazione degli argini del Tevere, come anche la realizzazione di edifici imponenti, come il Vittoriano, sono rappresentativi da una parte del processo di ammodernamento della città dall’altro di celebrazione del Risorgimento. Molti dei quartieri di Roma cambiavano il loro aspetto e il ghetto, considerato tra le aree più insalubri, fu oggetto di una diffusa demolizione. Gli edifici fatiscenti del quartiere e i tradizionali mestieri, come la vendita di stracci di seconda mano, a cui gli abitanti erano stati costretti da secoli di oppressione papale, sono documentati attraverso alcuni acquerelli di Roma Sparita Ettore Roesler Franz acquistati dal comune di Roma in più riprese dal 1883 al 1908. 

    È però con i prestiti dal Museo Ebraico di Roma che i visitatori possono comprendere quanto l’edificio del Tempio maggiore sia tra le migliori architetture eclettiche della città, come anche il simbolo di emancipazione della comunità ebraica locale. Infatti, nel percorso espositivo è presente il modellino in legno dell’edificio, i bozzetti preparatori per le decorazioni murali realizzati da Domenico Bruschi, nonché una serie di immagini storiche che rievocano l’inaugurazione del 1904.

     

    Il processo di riassetto della città, ha tra i momenti più alti il 1911, cinquantenario dell’unità, quando la città era pronta a proiettarsi tra le grandi capitali europee grazie al lavoro del suo sindaco Ernesto Nathan che aveva reso Roma vitale e competitiva. A ricordare il sindaco ebreo, una sezione dedicata in cui è presente il suo ritratto realizzato dall’amico Balla. E proprio Balla ebbe come allieva Annie, figlia di Ernesto, anch’essa pittrice e rappresentata da due opere che guardano alla tecnica divisionista del maestro e ritraggono i genitori nella loro quotidianità.  

     

    Questa mostra è solo l’inizio degli eventi che celebrano i centocinquanta anni dalla proclamazione di Roma Capitale. In attesa dell’altra grande mostra che s’inaugurerà in autunno al Museo Ebraico: 1848-1871. Gli ebrei di Roma tra segregazione ed emancipazione a cura di Francesco Leone e Giorgia Calò, che sarà un’importante occasione per conoscere le figure in ambito ebraico che hanno contribuito all’Unità d’Italia e gli artisti-soldato che hanno alternato l’impegno patriottico con quello artistico.   

     

    (ph. Annie Nathan, Ritratto dei genitori (Virginia Mieli ed Ernesto Nathan), 1915, Pronipoti Ernesto Nathan)

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