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    La metà migliore

    Le donne sono più longeve degli uomini, hanno un sistema immunitario più forte, sono meno soggette ai disturbi dello sviluppo e reagiscono meglio al cancro. Perché?

    Con un pizzico di vena retorica, ma neanche troppa, perché le donne sono più forti degli uomini in ogni fase della vita?  

    Sharon Moalem, neurogenetista ebreo americano-canadese esperto di malattie rare e differenziazione del sesso, ha provato a rispondere con il libro La metà migliore, pubblicato in Italia da Utet. 

    Laddove il corpo dell’uomo dispone di un cromosoma sessuale X e uno Y, la donna genetica possiede in ogni sua cellula – ad eccezione di quelle sessuali che essendo aploidi contengono un corredo genetico dimezzato – un doppio cromosoma X. 

    Ciò equivale a una flessibilità genetica notevole e a una diversificazione maggiore di alternative di cui la donna dispone quando fronteggia traumi e incursioni microbiche che per poter essere debellate richiedono un sistema immunitario più aggressivo ed efficace. 

    Non è casuale che il sesso femminile sia geneticamente più forte di quello maschile, esso infatti – come scrive l’autore – «permette alle femmine di sopravvivere abbastanza a lungo da poter garantire la sopravvivenza della progenie, ovvero la sopravvivenza di tutti noi».

    Insomma, avere un doppio cromosoma X conviene sempre o quasi. 

    Tale superiorità è gratuita? Affatto. 

    Il sistema immunitario delle femmine è più incline ad attaccare se stesso con patologie croniche come il lupus e malattie neurodegenerative come la SLA. 

     

    È il 2015 e Selena Gomez è una star conosciuta in tutto il mondo. Stanca e spossata si concede un po’ di sano riposo. Ha vissuto tutta l’adolescenza sotto i riflettori della Disney e ha da poco terminato una storia importante con Justin Bieber. 

    Nessuno poteva ai tempi sapere che «il suo corpo aveva dichiarato guerra a se stesso e pian piano, una cellula alla volta, la stava uccidendo». 

    Selena Gomez non finisce in un centro di disintossicazione da droghe come molti tabloid vociferano, è altresì in cura per il lupus eritematoso, una malattia autoimmune che coinvolge i  reni, articolazioni e il sistema nervoso centrale.  

    Erroneamente le cellule immunitarie autodistruttive di Selena Gomez attaccano le cellule funzionanti e i suoi reni – colpiti dagli anticorpi prodotti dalle cellule B – smettono di funzionare.

    Solo un trapianto renale potrebbe salvarla e questo arriva dalla sua migliore amica Francia Raisa, un miracolo. 

    Circa 5 milioni di persone al mondo sono affette da tale malattia e il 90% di loro sono donne. 

    Esistono circa cento malattie autoimmuni e circa l’80% degli affetti è donna. 

    É un caso? No. 

    I linfociti B di chi ne è affetto spesso creano autoanticorpi rivolti contro lo stesso organismo e smettono di puntare contro un microbo invalidante. Questo è l’effetto collaterale di un cromosoma X doppio. 

     

    Questo libro, che conta duecento pagine e una corposa bibliografia, regala così al lettore non solo informazioni scientifiche ma anche del sano intrattenimento. I dati scientifici si intrecciano così a storie personali, divagazioni e metafore botaniche.

     

    Il corredo cromosomico umano assomiglia a quello di una patata selvatica coltivata sull’Altipiano del Perù o alle patate addomesticate che troviamo sulle nostre tavole? 

    Perché alcune piante – come il grano, il tabacco e la patata stessa – hanno duplicato i propri cromosomi? Avere copie aggiuntive dello stesso cromosoma protegge forse da mutazioni nocive? 

    E la donna, che possiede un doppio cromosoma X, è più simile a una patata da tavola che duplica i propri cromosomi o a una selvatica?  

    E così dalle patate peruviane con un volo pindarico si approda in Giappone, in cui una specie particolare di mele per prosperare va incontro a una sorte simile a quella dei nostri neuroni, che per vivere bene devono far sì che altri neuroni muoiano. Nello stesso modo per dar vita a frutti succosi dalle dimensioni notevoli, alcuni di questi devono esser potati.

     

    La metà migliore ha per me un valore doppio. Da una parte perché l’ironia del caso mi porta a leggerlo ora che sono alle prese con un esame di genetica, malattie rare e cromosomi e dall’altra perché ai miei occhi è l’unico prodotto sano e ragionato di un trend femminista che negli ultimi tempi pare aver perso la bussola. 

    Se lo scrittore abbia voluto o meno scrivere un libro femminista non so dirlo, e a proposito mi lascio il beneficio del dubbio. Mi auguro solo che rimanga uno strumento, un punto di inizio, uno spunto di riflessione e che non venga, come spesso succede, strumentalizzato. Buona lettura!

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