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    Quelle banot mizvà vestite di bianco

    “Quelle banot mizvà vestite di bianco” è il titolo della bella e vivace chiacchierata tra l’amarcord e il ritrovo di famiglia organizzata dall’ADEI WIZO di Torino sulla piattaforma zoom con la partecipazione di rav Luciano Caro, per molti anni vice rabbino della comunità di Torino e di Franco Segre, pilastro e memoria storica di innumerevoli cerimonie religiose del capoluogo piemontese. 

    Negli scorsi mesi, in piena zona rossa per la pandemia, la chat WhatsApp dell’ADEI WIZO di Torino è diventata una preziosissima fonte di scambio di aneddoti, racconti e testimonianze sulla cerimonia collettiva che ha visto centinaia di ragazze varcare le porte del tempio grande di Torino la domenica successiva a Shavuot. Su proposta della Presidente ADEI Daniela Bachi Piperno Beer e del suo consiglio, le socie hanno via via fornito immagini d’epoca che sono state condivise in un video in cui molte giovani di ieri si sono riconosciute nei loro lunghi abiti bianchi e nelle coroncine di fiori. Dalla prima immagine del 1909 all’ultima del 1977 le fotografie hanno regalato uno spaccato suggestivo e inedito di generazioni di giovani ebree torinesi dalla camminata austera e controllata e dal timido sorriso. 

    Con la guerra negli occhi e nel cuore la sola eccezione alla cerimonia di Shavuot è avvenuta il 30 settembre 1945, giorno di Simchà Torà, in condizioni molto particolari. La sinagoga era distrutta, per le funzioni veniva utilizzata l’aula magna del Liceo D’Azeglio, il rabbino Dario Disegni riunì in un abbraccio collettivo tutte le giovani che non avevano potuto celebrare il loro bat mizvà negli anni precedenti. Nei decenni successivi l’organizzazione divenne appannaggio esclusivo della maestra Quinzia Amar che, anno dopo anno, preparava meticolosamente la cerimonia seguendo un rituale identico raccolto in un librettino in cui si succedevano salmi, passaggi biblici e brani liturgici italiani ottocenteschi. Le giovani entravano in corteo all’interno della Sinagoga accompagnate dal suono dell’organo e dal canto del Baruch haBah, precedute dal rabbino, dalle paggette e dai paggetti che reggevano i ceri, raggiungevano la tevà, si disponevano in cerchio intorno al rabbino.  

    Al termine dei canti e delle letture, caratterizzate da una particolare enfasi, il rabbino pronunciava il suo discorso beneaugurante e impartiva la benedizione, si formava nuovamente il corteo e le giovani raggiungevano la scalinata della Sinagoga per la foto di gruppo. Con il 1978 la Comunità di Torino si è adeguata all’uso di celebrare il bat mizvà il sabato successivo al compimento del dodicesimo anno di età delle ragazze.

    *Foto gentilmente concessa da Elena Ghiron

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