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    Quando le fake news sui social sostituiscono l’informazione

    Nel conflitto israelo-palestinese attualmente in corso si aggiunge anche la guerra alla propaganda sui social. Sono proprio i social a fare da cassa di risonanza e a fornire, volutamente, un’informazione sbagliata e distorta, il più delle volte diffondendo bugie su Israele e proprio gli attivisti filo-palestinesi affermano che i post sui social media stanno rendendo la loro causa più visibile.

    Al centro di questa immensa produzione di fake news ci sono i video: distorti, modificati, con musiche ad hoc per rendere spettacolare l’effetto, attraenti, d’impatto, che diventano virali e alterano la realtà dei fatti. L’ informazione viene soppiantata dal racconto falso dei social.

    Il Prof. Gabriel Weimann dell’Università di Haifa afferma che c’è una quantità allarmante di notizie false e messaggi anti-israeliani e anti-ebraici condivisi in questi video.

    “Dal momento che nessuno verifica, regola o controlla questi video, puoi pubblicare quello che vuoi” – ha detto al The Jerusalem Post – “Il problema è che raccontano molte bugie.”

    Il più emblematico di questi video che ha fatto il giro del web e che ne ha mostrato i limiti è quello in cui si vede un albero brucia in cima al Monte del Tempio: un incendio appiccato da fuochi d’artificio palestinesi che causa l’incendio di un albero per i social è diventata la distruzione della moschea di Al-Aqsa con il tweet: “Qui ci sono ebrei ultranazionalisti che saltano su e giù, ballano e cantano mentre Al-Aqsa brucia in sottofondo”.

    Uno dei tanti atti di disinformazione preoccupante.

    Sempre secondo il Jerusalem Post i video di propaganda palestinese possono essere suddivisi in due categorie: quelli prodotti dai palestinesi in arabo e quelli prodotti in inglese da arabi o musulmani che vivono negli Stati Uniti o in altri paesi anglofoni.

    “Questi non sono solo video” – ha aggiunto Weimann – “hanno al loro interno dei chiarissimi messaggi politici; e nei commenti, si collegano ad altri luoghi per diffondersi ed essere condivisi. Molti giovani ottengono le loro informazioni dai social media. Ci deve far allarmare e preoccupare il fatto che i ragazzi sono esposti all’interpretazione delle notizie tramite TikTok”. 

    Weimann analizzando i flussi su TikTok, ad esempio, ha riscontrato un aumento del 1.100% nella messaggistica antisemita tra il 2020 e il 2021 e alla domanda su quale potrebbe essere il miglior modo per contrastare i video falsi lui risponde “Lanciare una campagna con contro-narrazioni”.

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