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    Bielorussia: prosegue riesumazione corpi nell’ex ghetto ebraico di Brest

    I resti di quasi ottocento corpi – 790 per l’esattezza – sono stati
    ritrovati in una fossa comune a Brest, dove ai tempi della seconda guerra
    mondiale c’era il ghetto ebraico. I lavori di esumazione sono iniziati il mese
    scorso e in questa città della Bielorussia, al confine con la Polonia e da
    quello che era partito come un cantiere per un centro residenziale continuano
    ad emergere ossa e resti di uomini, donne e bambini. Secondo Dmitri Kaminsky,
    che dirige le operazioni, i macabri ritrovamenti non sono terminati. “Noi
    consegniamo i resti alle autorità locali affinchè vengano re-inumati”, ha
    dichiarato, confermando che si è arrivati a quota 790, “quando si trova lo
    scheletro di un bimbo e quello di una madre che lo protegge, allora si capisce
    cosa abbiano provato queste persone. Non sono sentimenti piacevoli”.

    Le truppe naziste conquistarono nel 1941 Brest, all’epoca città dell’Urss,
    dopo una settimana di combattimenti e subito dopo fucilarono migliaia di ebrei.
    Il ghetto venne creato a dicembre 1941, dopo la confisca di qualsiasi oggetto
    di valore in loro possesso, e vi si installarono almeno 18mila persone. Resti
    umani dai massacri del 1941 erano già stati ritrovati in diversi punti della
    città prima della scoperta della mega-fossa comune. Quasi tutti gli ebrei
    sopravvissuti a quell’anno di stragi furono poi fucilati nel 1942 a Bronnaya
    Gora, campo di concentramento e sterminio creato dai nazisti nella regione.

    Un architetto e storico locale ha lanciato una petizione che chiede
    l’arresto dei lavori di costruzione del complesso residenziale previsto sul
    sito a Brest, che finora e’ stato occupato da un edificio risalente al tempo
    del ghetto. “Non capisco come di possa costruire una casa su degli
    scheletri. Dovremmo costruire un monumento alla memoria” afferma Galina
    Semionova, una residente della zona di 87 anni. L’impresa di costruzione, Priboujskii
    Kvartal, per ora rifiuta di fermare i lavori, sostenendo che il progetto e’
    stato approvato dalle autorita’ di questa ex repubblica sovietica alle porte
    dell’Ue. Il progetto immobiliare e’ destinato a rinnovare una zona della citta’
    composta da “vecchi edifici residenziali in rovina”, spiega
    l’azienda. “Purtroppo, negli anni successivi alla guerra molte fosse
    comuni sono state scoperte in Bielorussia, e lo sono ancora. Oggi conduciamo un
    dialogo trasparente con tutti coloro che sono coinvolti nel processo”, ha affermato
    la societa’, aggiungendo, tuttavia, di voler “continuare a lavorare in
    conformita’ con gli accordi di investimento”.

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