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    Europa a braccetto con Teheran. Il business fa scomparire ogni paura, anche quella terroristica

    Generali, politici e ayatollah iraniani annunciano praticamente ogni giorno che il loro obiettivo strategico è la distruzione di Israele. Qualche volta entrano anche nei dettagli e riconoscono di aver fornito a Hezbollah e Hamas razzi potenti e precisi abbastanza per attaccare le città israeliane; presentano, come hanno fatto ieri in occasione del quarantesimo anniversario della presa del potere, nuovi missili da crociera e minacciano anche la basi e le navi americane; ma fanno capire che possono colpire anche l’Europa. Per non farsi mancare nulla, impiccano anche gli omosessuali, arrestano chi protesta, sequestrano giornalisti stranieri, organizzano attentati terroristici sul suolo europeo, appoggiano con soldi e armi tutti i movimenti che in Medio Oriente cercano di sovvertire la pace, cancellare i confini, invadere stati vicini: dagli Houthi in Yemen, a Hamas, Hizbollah, Assad. Di fronte a questo comportamento imperialista e terrorista, Israele è costretto a difendersi con le armi in Siria e gli Usa di Trump sono giustamente usciti dal patto di Obama che assicurava all’Iran fondi giganteschi e in sostanza la garanzia dell’egemonia regionale in cambio di non più che un rinvio nell’armamento nucleare, imponendo all’Iran nuove sanzioni. Che cosa fa l’Europa in questa situazione? Sembra incredibile, non reagisce contro il regime iraniano, ma cerca di aiutarlo. Ha inventato un trucco (un “veicolo finanziario”) per cercare di permettere all’Iran e alle aziende europee che lo riforniscono, di evadere dalle sanzioni americane. Follia? No, odio dell’America e di Israele, terzomondismo. E soprattutto commercio: come diceva Lenin, sono ansiosi di vendere la corda che li impiccherà. E poi qualcuno si chiede perché l’Unione Europea è impopolare fra i suoi cittadini.

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