Channukà
è la festa ebraica che più si presta a celebrazioni ed eventi pubblici, il
‘Pirsum HaNes’, la ‘pubblicizzazione del miracolo, è infatti, secondo i nostri
Maestri, parte integrante del corretto modo di festeggiarla. A Roma, da ormai
30 anni, la più grande accensione di questo tipo è sicuramente quella
organizzata da Chabad Lubavitch, con il suo tradizionale appuntamento a Piazza
Barberini.
La
prima sera di festa, davanti la grande Channukià al centro della piazza – che
verrà accesa anche in tutte le successive giornate – molte erano le autorità ed
i personaggi istituzionali presenti: oltre ovviamente al Rabbino capo Riccardo
Di Segni e al presidente UCEI Noemi Di Segni, l’assessore comunale Linda Meleo,
in rappresentanza della sindaca Virginia Raggi, impegnata altrove;
l’ambasciatore d’Israele in Italia Ofer Sachs, che ha definito Channukà “la
festa dell’eroismo ebraico”; la
consigliera della Città metropolitana Gemma Guerrini – che ha sottolineato la
simbolica specificità della fiamma, che “più condivide il suo fuoco, più
intensifica lo splendore della sua luce” – l’ex consigliere comunale Federico
Rocca, e il presidente della Fondazione Museo della Shoah Mario Venezia.
“Happy
Hannukà” il conciso augurio dell’ambasciatore Americano Lewis Eisenberg, mentre
ha sottolineato lo speciale legame tra la festività e la bimillenaria comunità
ebraica romana – cominciatasi a costituire proprio in quel periodo – la sua
presidente Ruth Dureghello.
Prima
dell’accensione vera e propria – da parte di Vito Arbib, sponsor della serata –
e della distribuzione delle sufganiot – offerte da dolce Kosher – i discorsi si
sono quindi conclusi con quello di Rav Itzchak Chazan, shaliach del rebbe di
Lubavitch a Roma da più di 40 anni, che, portando ad esempio le accensioni
pubbliche presenti in tutti gli angoli del mondo, tra cui simboliche piazze
tedesche, teatro del genocidio nazista, ha ricordato come “meat or dochè arbe
choshech – poca luce possa scansare molto buio”.