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    Petrolio: Qatar lascerà Opec a gennaio, punta su gas

    Il Qatar ha annunciato che a gennaio  lascerà l’Opec . Lo ha reso noto il ministro dell’Energia Saad  al-Kaabi precisando che il Paese ha deciso di concentrarsi sulla  produzione di gas. Il Qatar è l’undicesimo produttore di  petrolio dell’Opec ed è il più grande esportatore al mondo di  gas naturale.fa parte dell’Opec dal 1961    Secondo quanto scrive il Financial Times la decisione segue un  peggioramento dei rapporti di Doha con i suoi vicini: quattro  Stati arabi – Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Bahrain ed  Egitto – hanno interrotto i rapporti commerciali con il Qatar  l’anno scorso accusando l’emirato di appoggiare il  terrorismo.

    L’Opec (acronimo inglese di Organisation  of Petroleum Exporting Countries) e’ l’organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio. Raggruppa 15 Stati membri, il cui  obiettivo e’ quello di garantire la stabilita’ dei prezzi del  petrolio, evitando che bruschi movimenti possano creare  problemi economici nei Paesi produttori. Inoltre si prefigge di  fornire “una remunerazione del capitale adeguata per coloro che  investono nel settore petrolifero”.

    CHI FA PARTE DELL’OPEC  I Paesi che nel 1960 fondarono l’Opec erano cinque: Iraq, Iran,  Kuwait, Arabia Saudita e Venezuela. In seguito sono state  numerose le adesioni, anche se alcuni Paesi hanno poi lasciato l’organizzazione. Alle nazioni fondatrici, si sono aggiunti il  Qatar nel 1961, Indonesia e Libia nel 1962, gli Emirati Arabi  Uniti nel 1967, l’Algeria nel 1969, la Nigeria nel 1971,  l’Ecuador nel 1973 e il Gabon due anni dopo. Nel 2007 e’  entrato l’Angola, la Guinea Equatoriale nel 2017 e nel 2018 il  Congo. Il Gabon e l’Indonesia hanno lasciato rispettivamente  nel 1992 e nel 2007, salvo poi rientrare nel gennaio del 2016.  L’Indonesia ha di nuovo lasciato il cartello a novembre del  2016. L’Ecuador e’ uscito nel 1992 ed e’ rientrato nel 2007. Il  Qatar, invece, ha annunciato che lascera’ l’organizzazione a  partire dal primo gennaio del 2019. Per quanto riguarda la  sede, in un primo momento era stata stabilita a Ginevra, ma a  partire dall’1 settembre 1965 e’ stata trasferita a Vienna.  Oggi circa il 78% delle riserve accertate di petrolio al mondo,  nonche’ la meta’ di quelle di gas naturale, si trovano in  territori Opec.

    LE DECISIONI PIU’ IMPORTANTI  L’Opec incide e di molto su alcune scelte a livello  internazionale, influenzando in primis, ovviamente, i prezzi  internazionali del petrolio. Ad esempio, durante la crisi  energetica del 1973 (grande shock petrolifero), il cartello si  rifiuto’ di fornire petrolio alle nazioni occidentali che  avevano sostenuto Israele nella guerra del Kippur contro  l’Egitto e la Siria. Questo rifiuto provoco’ un incremento del  70% nel prezzo del greggio, che duro’ per cinque mesi, dal 17  ottobre 1973 al 18 marzo 1974. Le nazioni dell’Opec decisero,  il 7 gennaio 1975, di innalzare i prezzi del petrolio grezzo  del 10%. Tra gli eventi decisivi nella sua storia ci sono gli  accordi del 1983 e 1984 (in cui vennero introdotte forme di  autodisciplina e furono stabilite quote massime di produzione  per ciascun Paese), la crisi del Golfo del 1990 (che causo’  l’interruzione temporanea di questi accordi dovuta  all’occupazione del Kuwait da parte dell’Iraq), il blocco delle  esportazioni di petrolio dall’Iraq dopo la guerra del Golfo e  la scomparsa dell’Unione Sovietica con le conseguenti  oscillazioni nella produzione di petrolio dei territori che le  appartenevano. Inoltre, tra la seconda meta’ degli anni ’90 e  gli inizi del nuovo millennio, l’Opec e’ stata costretta a  rivedere piu’ volte gli accordi sulla produzione per garantire  un mercato petrolifero piu’ stabile. L’obiettivo era quello di  contenere il prezzo dell’oro nero dato il notevole aumento di  richiesta da parte dei Paesi emergenti come la Cina. 

    IL VERTICE DI GIOVEDI’  Il vertice Opec di giovedi’ prossimo dovra’ decidere la  politica da adottare fino a primavera. Il mese di novembre e’  stato il peggiore degli ultimi dieci anni per i prezzi del  greggio, soprattutto a causa degli eccessi di rifornimento  legati all’aumento della produzione Usa, e per questo i Paesi  produttori con in testa Russia e Arabia Saudita starebbero  valutando un taglio nell’ordine di 1-1,4 milioni di barili al  giorno.

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