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    Siria: 50 anni di potere degli Assad, Paese in rovina

    Gli Assad compiono 50 anni al potere mentre il figlio e successore del capofamiglia, Bashar al-Assad, da 20 anni alla guida del Paese e unico capo di Stato sopravvissuto alle primavere arabe, governa un Paese in rovina, devastato da una guerra infinita. Fu con il colpo di Stato del 13 novembre 1970 che Hafez al-Assad conquisto’ il potere in Siria dove da allora ha regnato, prima da premier e dal 1971 da presidente, fino alla sua morte nel 2000. Per consolidare il potere inseri’ in posizioni chiave membri della sua setta alawita, una minoranza nella Siria sunnita, e creo’ uno Stato totalitario, monopartitico in stile sovietico. Il suo potere era assoluto, i suoi servizi di intelligence, il temuto Mukhabarat, onnipresenti ed efficientissimi. Assad trasformo’ la Siria in una potenza del Medio Oriente. Nel mondo arabo, si guadagno’ rispetto per la sua posizione intransigente sulle alture del Golan; nel 1981, nella guerra in Iraq con l’Iran, si schiero’ con gli iraniani: e avvio’ cosi’ un’alleanza che avrebbe aiutato a salvare suo figlio in seguito. Sostenendo la coalizione guidata dagli Stati Uniti per liberare il Kuwait dopo l’invasione di Saddam del 1990, stabili’ anche una relazione con gli americani. “Era un uomo spietato ma brillante. Una volta ha spazzato via un intero villaggio come lezione per i suoi avversari”, ha scritto nelle sue memorie “My Life” l’ex presidente Usa Bill Clinton, che ha incontrato Assad diverse volte. Clinton si riferiva al massacro di Hama nel 1982, dove le forze di sicurezza uccisero migliaia di persone per reprimere una rivolta dei Fratelli Musulmani. L’ascesa al potere del figlio di Hafez, Bashar, nel giugno del 2000, aveva alimentato la speranza di un’apertura democratica del regime. Ma il rampollo che non doveva essere presidente (il successore designato era Basil, figlio maggiore di Hafez che mori’ a 33 anni nello schianto della sua Mercedes) ha sprecato l’opportunita’. La sua Siria oggi e’ isolata e devastata dalla guerra, soffocata da una crisi economica devastante, schicciata da sanzioni occidentali, molto lontana dalla visione che Bashar aveva offerto un mese dopo la morte di suo padre. Quando si insedio’, giovane oculista formatosi in Gran Bretagna, proietto’ un’aura di modernita’, giovinezza e apertura nel Paese: il suo sembrava il profilo di un riformatore che poteva favorire la liberalizzazione economica e un’apertura verso l’Occidente. Speranze deluse da una realta’ diversa e continuista, fino alla brutale repressione delle proteste anti-governative nel 2011 e la guerra che, da allora, ha ucciso oltre 380 mila persone e sfollato milioni di persone, hanno minato la sua legittimita’ internazionale. Ma il ‘rais’ governa adesso di nuovo sull’80 per cento del territorio di un Paese in macerie, con la popolazione in miseria, la lira che vale un centesimo rispetto al 2011, e un’elite rapace che ha ammassato tesori nei paradisi fiscali. Le sanzioni imposte dall’Unione Europea e dagli Stati Uniti hanno aggravato la paralizzante crisi economica del Paese. Washington, con il Caesar Act, ha colpito anche chiunque facesse affari con Assad e la sua cerchia. E la pandemia ha fatto chiudere i due terzi delle attivita’ del Paese. In tutta la Siria finora sono stati confermati oltre 6 mila casi di Covid-19. Ma e’ probabile che i numeri siano siano piu’ alti, date le enormi lacune nei test. Durante la sua presidenza Bashar ha dovuto affrontare diverse crisi: si e’ opposto all’invasione dell’Iraq guidata dagli Stati Uniti del 2003, preoccupato di essere il prossimo. Ha rinsaldato i legami con Hezbollah, il partito sciita libanese ma ha visto pressocche’ azzerata la lunga influenza siriana sul Libano dopo che Damasco e’ stata accusata dell’assassinio dell’ex primo ministro Rafik Hariri. Poi sono arrivate le primavere arabe, le rivolte contro le dittatire sono dilagate nel Medio Oriente e si sono accese in Siria nel marzo 2011. Con il suo esercito al collasso, Assad ha aperto il suo territorio a Russia e Iran. E’ stato accusato di usare armi chimiche contro la popolazione e e di aver ucciso o incarcerato in massa gli oppositori. Milioni di persone sono fuggite in Europa o oltre. Assad ha impostato la guerra come una scelta tra il suo governo e gli estremisti islamici. Anche se ha vinto, adesso gli servono almeno 80 miliardi per la ricostruzione. Finora ne ha ricevuti quattro scarsi da Russia, Iran e Cina. Ma e’ quasi certo che vincera’ le elezioni presidenziali previste per il prossimo anno. (AGI)

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