Nel corso dei “cordiali
colloqui” che Reuven Rivlin ha avuto prima con papa Francesco e poi con il
cardinale Segretario di Stato Pietro Parolin, accompagnato dal “ministro
degli Esteri” vaticano mons. Paul Richard Gallagher, “si è richiamata
l’importanza di costruire maggiore fiducia reciproca in vista della ripresa dei
negoziati tra Israeliani e Palestinesi per raggiungere un accordo rispettoso
delle legittime aspirazioni dei due Popoli, e si è parlato della questione di
Gerusalemme, nella sua dimensione religiosa ed umana per ebrei, cristiani e
musulmani, nonché dell’importanza di salvaguardare la sua identità e la sua
vocazione di Città della Pace”, si legge nel comunicato diramato dalla
Santa Sede a conclusione dell’udienza. Durante l’incontro, svoltosi
“nell’approssimarsi del venticinquesimo anniversario dell’allacciamento
delle relazioni diplomatiche – sottolinea il Vaticano – sono stati evocati i
positivi rapporti tra la Santa Sede e lo Stato d’Israele e, per quanto riguarda
le Autorità statali e le comunità cattoliche locali, si è auspicato il
raggiungimento di intese adeguate in merito ad alcune questioni di comune
interesse”. Infine, “ci si è soffermati sulla situazione politica e
sociale nella Regione, segnata da diversi conflitti e dalle conseguenti crisi
umanitarie. In tale contesto, è stata rilevata l’importanza del dialogo fra le
varie comunità religiose al fine di garantire la convivenza pacifica e la
stabilità”.
Il presidente israeliano, su
Twitter, ha scritto, da parte sua, che al Papa ha detto che “Gerusalemme è
stata città santa per le tre religione monoteistiche per secoli. Per gli ebrei,
Gerusalemme è stato il centro spirituale dal giorno del primo tempo oltre 3000
anni fa, ma è anche un microcosmo della nostra capacità di vivere
insieme”.